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La tradizione siciliana dei “sepolcri” e dei “lavureddi” del Giovedì Santo

Con il Giovedì Santo entra nel vivo il Triduo Pasquale che costituisce l’insieme di celebrazioni che accompagnano i cristiani di tutto il mondo alla Santa Pasqua. Quella del Giovedì Santo è la giornata tradizionalmente dedicata alla visita dei “sepolcri” o “orti” così come vengono chiamati nelle diverse zone della Sicilia.

Secondo la tradizione, i fedeli, fino a tarda notte, girano per le chiese delle loro città a far visita al Santissimo Sacramento esposto negli altari addobbati in maniera solenne con candele, fiori, drappi colorati e i caratteristici “lavureddi”. Questi sono i tradizionali cestinetti o piatti ricoperti di ovatta che viene inumidita e sulla quale sono stati messi a germogliare, al buio e intrecciati con nastrini variopinti, semi di frumento o altri cereali come lenticchie e legumi.

Tradizionalmente la visita ai sepolcri inizia non appena terminata la messa pomeridiana della “Cena del Signore”. Finita la celebrazione infatti il celebrante ripone le ostie consacrate sull’altare della “reposizione”, conosciuto comunemente come “sepolcro” o “orto”, ovvero, l’orto del Getsemani, luogo in cui Gesù, secondo la narrazione evangelica, passò le ultime ore della sua vita in preghiera insieme ai suoi discepoli.

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