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Si tramanda, ad Augusta, grazie alla passione di due musicisti, il rito della “Trumma” del Giovedì Santo

Da secoli, la notte del Giovedì Santo, ad Augusta (SR) si tramanda un rito suggestivo popolarmente inteso come “A trumma” (La tromba). Questa tradizione viene portata avanti da due musicisti che, dalla tarda serata del Giovedì Santo fino all’alba del Venerdì, percorrono ogni angolo della città, ripetendo una struggente ed emozionante melodia attraverso il suono della tromba e del tamburo.

La tromba, secondo la tradizione augustana, con la caratteristica modulazione del suono, rievoca la voce della Madonna che chiama da lontano il figlio “Turi… Turiddu” (Salvatore) da poco tradito e arrestato e che da lì a qualche ora affronterà la sua passione. Il tamburo, invece, nel suo continuo rullare rappresenta il cuore della Santa Madre, in forte stato d’agitazione.

Un rito che affonda le sue origini nelle tradizioni religiose spagnole, introdotte nel meridione d’Italia nel XVII secolo, di cui, oltre ad Augusta si ritrovano tracce in altri comuni del sud Italia come a Mesagne e Pachino.

A riproporre la storica e sentita melodia, con forte devozione e senso di rispetto verso i grandi musicisti che li hanno preceduti, sono oggi i giovani Gaetano Galofaro (flicorno soprano), maestro della Banda Musicale di Augusta, ed Emanuele Di Grande (tamburo) presidente dello stesso complesso bandistico.

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