In Sicilia il pranzo della domenica profuma ancora di tradizione, di casa e di famiglia
Quando ancora tutti i componenti della famiglia dormono, alle prime luci dell’alba le mamme e le nonne siciliane, sono già in cucina, alle prese con i fornelli, per cominciare a preparare il ragù e inebriare di prima mattina la casa di odori che sanno di tradizione e famiglia.
Intorno alle undici di mattina, l’odore del fritto ha ormai invaso l’intera casa ed esce anche dalle finestre spalancate, invadendo le strade assolate, ma è proprio questo che fa festa.
Gli anelletti alla palermitana rappresentano un classico del pranzo domenicale. Di origine araba, sono un piatto unico, per l’elaboratezza della preparazione e l’infinito numero di ingredienti presenti: carne, uovo, pasta al sugo, piselli, melanzane e a volte anche prosciutto e parmigiano.
È pur vero che in Sicilia, un piatto unico non è mai unico. Ad esso segue sempre un secondo ancora più elaborato del primo.
Secondo immancabile dei pranzi domenicali siciliani è il falso magro al sugo che la maggior parte dei siciliani conoscerà con il nome di “bruciuluni”.
“U bruciuluni” come tutti i piatti della tradizione enogastronomica sicula, cambia nel ripieno a seconda delle usanze locali.
Si dice che sia stato inventato nel settecento, da un cuoco francese a servizio di una delle famiglie dell’aristocrazia siciliana, alla quale piaceva stupire gli ospiti con banchetti succulenti.
Si tratta di un rotolo di carne di vitello, super condita all’interno con uova sode, salumi, pinoli e irrorato di sugo. C’è chi dice che proprio la presenza della salsa di pomodoro fa del falso magro una ricetta nata dopo l’Ottocento, cioè dopo l’importazione del pomodoro in Sicilia.
Ad ogni modo, le antichissime origini del falso magro, di certo, restano indiscusse.
Un secondo di carne merita un signor contorno e la “parmigiana di melanzane” lo è. Anch’essa di origine settecentesca, deve il suo nome alla sua forma simile alla “parmiciana” l’insieme dei listelli di legno che formano le persiane. Si tratta di un timballo di melanzane intervallato da strati di caciocavallo filante e di sugo fresco.
Un pranzo del genere non può non concludersi che con i fuochi d’artificio, un vassoio pieno zeppo di cannoli, graffe, cassatine con la ricotta, zeppole di San Giuseppe, pesche, e cassatelle fritte.
Ricette squisite che adesso sono diventate una rarità ! Oggi si preferisce sbizzarrirsi in ricette super elaborate dimenticando quasi come si realizzano queste vere specialità.