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I tesori “nascosti” della pasticceria siciliana. L’antica arte dolciaria dei monasteri di clausura

L’arte pasticcera siciliana risale all’epoca in cui gli arabi dominarono l’isola ma è soprattutto nei monasteri che si è perpetuata giungendo fino a noi. Spesso quando si parla di dolci siciliani si pensa subito alla cassata, ai cannoli, agli spincioni; esistono però tantissimi altri dolci, meno conosciuti, ma veri e propri tesori di pasticceria.

Dolci ericini – Foto di CustonaciWeb

Anticamente Erice contava ben cinque monasteri ragione per cui oggi è diventato uno dei centri più rinomati per quanto riguarda la pasticceria conventuale siciliana. Chi visitando il piccolo borgo medievale non si è fermato ad assaggiare le “genovesi”? Golosissime specialità dolciarie di pasta frolla con all’interno una delicata crema e con sopra una spolverizzata di zucchero a velo.

Nel passato, la produzione più di rilievo dei dolci ericini, si ebbe all’interno del monastero di Santa Teresa e in quello di San Carlo, dove le “gelose” monache di clausura preparavano dolci e biscotti usando i prodotti del territorio: ricotta, mandorle, miele, fichi, cedri. La produzione dei dolci avveniva in concomitanza di visite di illustri personaggi ecclesiastici o per la vendita e quindi per il sostentamento del monastero, attraverso la “ruota”.

Dolci Ericini – Foto di CustonaciWeb

A scandire i tempi della preparazione dei dolci, che spesso assumono una connotazione iconografica, è il calendario liturgico: nel periodo natalizio infatti si preparano i buccellati, mentre per la festa di San Giuseppe le sfince con la ricotta, a Pasqua gli agnelli di pasta di mandorle e per la festa dei morti la famosissima frutta Martorana. Proprio quest’ultima fu inventata dalle monache del Monastero della Martorana di Palermo.

Pasticceria ericina – Foto di CustonaciWeb

Si racconta che le orgogliose monache, aspettando la visita dell’arcivescovo, nell’atto dei preparativi per l’accoglienza, si accorsero che il loro giardino, famoso per essere splendido e florido, era spoglio e triste perché i frutti dell’estate erano già stati raccolti. Le monache allora si adoperarono per ridare al giardino quell’aspetto per cui era famoso. Si fornirono di pasta di mandorle, la modellarono in modo così perfetto, così reale da riuscire a creare tanti frutti con i quali addobbarono gli alberi e resero il giardino allegro e pieno di colori, riuscendo così a sbalordire l’illustre ospite.

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