Leggende

La leggenda di Dafni, il semidio che il padre trasformò nella rupe di Cefalù

Dafni era figlio del dio Hermes, messaggero dell’Olimpo, e della ninfa Dafnide. Da piccolo era stato abbandonato dalla madre lungo il fiume Irminio, nei pressi di Ragusa, in un bosco ricco di alberi di alloro, sui monti Erei. Adottato e cresciuto dai pastori della zona, giovane pastorello anche lui, mentre accompagnava il gregge al pascolo incantava col suo canto melodioso accompagnandosi col suono della zampogna tanto da essere considerato l’autore del canto bucolico.

Pan e Dafni – Museo Archeologico Nazionale – Foto di virtusincertus – Licenza CC BY 2.0 -Wikimedia-Commons

Dafni divenne un bellissimo ragazzo, dall’aspetto attraente, di cui si innamoravano tutte le fanciulle. Tra queste la ninfa Echemeide, figlia di Giunone, dea potente e vendicativa. I due ragazzi si sposarono e alle loro nozze si presentarono molte divinità dell’Olimpo. Giunone, poco contenta della scelta della figlia, minacciò il suo giovane genero che, se avesse osato tradire la figlia, lo avrebbe punito accecandolo. Dafni era un uomo dal cuore sincero e buono e non pensava affatto di tradire la sua bella Echemeide anche se molte donne cercavano invano di circuirlo.

Un giorno il re Zeno, venuto a conoscenza della sua vena poetica, volle invitarlo a palazzo per ascoltare una delle sue poesie e, mentre era intento a declamare delicate poesie, si trovò immerso in un’atmosfera piena di fascino, fra tramonto e brezza ristoratrice. I presenti rimasero conquistati da quell’atmosfera fatta di poesia ed emozioni. Persino la regina Clifene ne fu sedotta e tentò invano di attrarre il bel semidio a sé.

Il rifiuto del bel pastorello non fu accettato dalla regina che riuscì ad escogitare un piano diabolico. Coinvolse il giovane Dafni a partecipare ad un altro ricevimento in assenza del marito. Qui, giocando con malizia e cattiveria, fece inebriare il malcapitato con un potente vino afrodisiaco, capace di fargli perdere la lucidità. Portò, quindi, Dafni nella sua alcova e lo sedusse.

Venuta a conoscenza della cosa Giunone, mantenne la macabra promessa e accecò il genero che, disperato e confuso, ormai in preda al buio per le tenebre scese sui suoi occhi, cominciò a vagare per le campagne siciliane e disperato decise di togliersi la vita nei pressi di Cefalù. Mentre stava per schiantarsi al suolo, il padre Hermes ebbe pietà di lui e lo trasformò in una rupe. Quella rupe sorge ancora oggi sul mare di Cefalù e sembra che il mare trasmetta un suono malinconico quando vi si frange sopra, diffondendo nell’aria un profondo senso di tristezza. La rupe è oggi inserita nel registro dei luoghi e dell’identità della memoria della Regione Siciliana.

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