Archeologia

Selinunte terra di conquiste e civiltà: tracce puniche nel parco archeologico più grande d’Europa

di Sergio Pace

Selinunte costituisce il parco archeologico più grande d’Europa con i suoi 270 ettari. Era una città che col tempo raggiunse notevoli dimensioni, ricca di edifici di culto e di opere pubbliche. Selinunte, fondata dai coloni megaresi di Megara Hyblea intorno al 650 a.C., ebbe una vita breve ma intensa, circa 240 anni. In questi due secoli e mezzo la sua popolazione arrivò a contare circa 100.000 abitanti.

Rinomata la rivalità con la vicina Segesta, Selinunte cadde definitivamente per mano del condottiero cartaginese Annibale Magone, figlio di Giscone e nipote di quell’Amilcare sconfitto nella battaglia di Himera da Gelone di Siracusa (480 a.C.), che, con 5000 mercenari libici e 800 campani, obbligò la città ad arrendersi dopo soli nove giorni di assedio, dal momento che i rinforzi da Akragas e Siracusa tardavano ad arrivare. 

Da questo momento Selinunte entrerà a far parte dell’Epicrazia punica della Sicilia per circa un secolo e mezzo. Selinunte rappresenta uno degli esempi migliori di impianto urbanistico greco del VI secolo a.C. ma è d’obbligo menzionare anche l’importante ed affascinante area sacra punica. Qui, in un ambiente di antica tradizione greca, la civiltà punica fu in grado di innestarsi ed inserirsi facilmente e di variare aspetti e caratteri già radicati da tempo.

A ciò contribuì anche e soprattutto la favorevole posizione geografica, che rendeva piuttosto semplice un redditizio legame commerciale con Cartagine. Solo recentemente la documentazione archeologica ha permesso di scoprire ed approfondire il tema della “Selinunte punica”. Il nostro interesse quindi si sposta sull’Acropoli, precisamente sul versante sud-est. Qui, nell’area dei templi cosiddetti “A e O” vi era il quartiere di case puniche. Erano piccole e modeste.

La casa, costituita da due-tre ambienti e priva del primo piano, non mostrava il peristilio. Se da un lato le case puniche risultavano modeste, dall’altro interessanti si rivelano i simboli religiosi che possiamo trovare nel mosaico punico. Dal “pavimentum punicum” è possibile farsi un’idea precisa del mosaico punico, un tipo di rivestimento particolare di malta dove sono amalgamate, in genere, tre parti di arena, di calce e di “caementa”, cioè frammenti di marmo bianco.

Ma quali raffigurazioni simboliche e religiose sono state trovate nel mosaico punico? Analizziamo il mosaico rinvenuto nel pavimento del pronao del tempio A. 

Qui tracce di mosaico fanno riferimento al culto di Tanit, divinità femminile, dea della luce e della primavera che concede la fecondità e protegge la città. Il pavimento in cocciopesto reca il simbolo di Tanit, con il caduceo, formato da tessere bianche in mosaico. Tanit assicura alla famiglia la concordia e la prosperità del commercio col caduceo, una sorta di bacchetta magica alle cui estremità sono posti due cerchi tangenti simboleggianti due serpenti che si intrecciano alla verga. Il simbolo di Tanit viene raffigurato in maniera schematizzata e geometrica, con il corpo a forma di trapezio, le braccia alzate e la testa con un cerchio. Sullo stesso pavimento si può osservare anche una testa di toro incoronata, simboleggiante la ricchezza e il benessere.

Spostandoci nel recinto consacrato a Zeus Melikhios, compreso nel temenos della Malophoros, troviamo un’altra area sacra punica. Venne rimessa in funzione data la fusione del culto di divinità puniche con quello appunto della divinità greca. Proprio qui fu posto un altare cosiddetto “a banco” con tre betili (pietre rituali di forma conica verticale, simbolo della presenza divina, da “bt’l”, casa di Dio) sul piano, dedicato al culto di Tanit e Baal-Ammon. 

Selinunte dunque, oltre all’incredibile numero e qualità dei suoi templi ed all’impronta greca nello sviluppo urbanistico, presenta anche un’anima punica, con le piccole case, le botteghe di artigiani e le aree sacre dedicate al culto della potente dea cartaginese, Tanit. Un’antica città che richiama il fascino della civiltà greca e cartaginese.

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