Dialetto siciliano

L’ironia e Ia saggezza dei proverbi siciliani legati al cibo: vere e proprie metafore della vita

Si sa che la cucina è da sempre il cuore della casa, il regno del focolare domestico. Il luogo dove si passa la maggior parte del tempo, dove si sperimentano ricette vecchie e nuove. Il luogo della convivialità. Intorno a un tavolo si sono, da sempre, discussi problemi importanti, raggiunti accordi, conclusi affari. Si sono persino contratti matrimoni. La cucina, intesa come luogo della condivisione, del piacere di gustare insieme piatti della tradizione che nella nostra terra, e non solo, parlano di storia, ci fanno conoscere il territorio dove essi sono nati per poi diffondersi, spesso ammantati di leggende e gesta epiche.

Pasta con le sarde – Foto di CustonaciWeb

L’ironia propria della nostra gente, la saggezza popolare e talvolta anche una forma di rassegnato fatalismo hanno saputo vedere nel cibo tanto altro, intessendo intorno ad esso proverbi, metafore della vita, che tutti conosciamo e riportiamo in talune circostanze; vere pennellate che descrivono il momento particolare in cui le pronunciamo.

“Cu mancia fa muddichi”. E’ vero che capita di sbriciolare il pane e trovare “muddiche” sotto il tavolo dopo una colazione o un pranzo. In questo proverbio, come in tanti altri, possiamo trovare un duplice significato. Uno consolatorio che, rivolgendosi a chi, facendo qualcosa, crea un disagio, rompe qualcosa o sbaglia e un altro rivolto a chi non fa mai niente e certamente non può sbagliare mai, ma solo criticare. C’è poi anche un recondito significato rivolto magari a chi è in affari, non sempre trasparenti, e fa arrivare i benefici di tali affari anche ai suoi “galoppini”.

“Di cu avi u beni, u ciauru tinni veni”. Questo proverbio un po’ completa il primo; anche in esso, come nel precedente proverbio, si possono individuare due sfumature diverse e diametralmente opposte. I benefici sparsi a chi sta intorno al dententore del bene, possono riferirsi ad affari più o meno trasparenti.

Cassata siciliana – Foto di CustonaciWeb

Diversi proverbi parlano della “pignata”, la pentola, come protagonista in diverse accezioni. Eccone alcuni. A pignata ‘n comuni non vugghi mai che mette in guardia dal mettersi insieme, letteralmente per un pranzo o una scampagnata ma, metaforicamente, in affari, perchè si rischia di non “quagliare” mai, privilegiando il ben più noto “chi fa da sè fa per tre”.

“Li guai di la pignata li sapi la cucchiara chi li rimina” che saggiamente mette in guarda dai facili e superficiali giudizi di chi, dal di fuori, crede di sapere e poter giungere a conclusioni giudicando gli altri. Mentre solo chi li vive i problemi sa come stanno le cose. Quel che c’è dentro la pentola lo conosce solo il mestolo che vi si immerge.

“La  pignata taliata `un vugghi mai”. Un esempio di saggezza popolare. Continuare a scoperchiare la pentola non fa altro che rallentare il momento in cui comincia a bollire. La pazienza è la forza delle cose; con la fretta e l’ansia di concludere si rischia di vanificare ogni sforzo.

Graffe Siciliane – Foto di Custonaciweb.it

Tanti proverbi, invece, ricalcano situazioni di privazioni, di ristrettezze economiche, di stato di indigenza. “U saccu vacanti un po’ stari addritta” parla di chi, debilitato dalla fame, non può reggersi in piedi come fa un sacco vuoto che si accascia sul pavimento. Oppure “Nun c’è megghiu sarsa di la fami” per dire che chi ha fame, quella fame profonda, trova buono qualsiasi cibo. E ancora, simile a questo, “A fami nun cerca pititti” per dire che quando si ha fame si mangia qualsiasi cosa, il resto sono solo capricci. E anche “Pani schittu cala rittu” per dire che quando c’è fame anche il solo pane va giù che è una meraviglia. Poi, il più triste, è un altro proverbio che recita così: “Panza pati e cuosti riposanu” come dire andando a letto senza mangiare, riposa sì il corpo ma lo stomaco è in sofferenza.

Il più noto di tutti i proverbi, che è presente in tutti i dialetti italiani è: “O ti manci sta minestra o ti etti di sta finestra”. E’ un invito ad accontentarsi. Quello c’è e quello si mangia, non ci sono altre scelte. Metaforicamente un invito ad accettare una situazione, anche malvolentieri, anche se non piace, perchè non ce ne sono altre disponibili!

Nei proverbi siciliani non poteva mancare il sale che abbonda in Sicilia perciò “Unn’aviri mancu u sali pa salera vuol dire essere ridotti veramente in miseria. Il sale viene usato anche ironicamente in “Cu avi u sali conza a minestra” dove questa volta il sale è quello “in zucca” quindi il proverbio va letto metaforicamente in “chi ha giudizio se ne serva!”

Sulla scia dell’ironia tiriamo in ballo il pane con “Si fussi pani, arristassi addiunu” manifestando forte disappunto e antipatia per qualcuno che, se quest’ultimo fosse pane, colui che parla resterebbe digiuno pur di non avere a che fare con lui. Sintesi e chiarezza in un proverbio simpatico, versatile e sarcastico.

Cous cous di pesce – Foto di BigDreamStudio – Depositphotos

E ancora il pane protagonista in “Cu sulu ciauru sinni cala u pani” questa volta facendo i complimenti a chi sta cucinando perchè già, dall’odore che si sprigiona dalla pentola, si intuisce la bontà del cibo o magari, metaforicamente, il proverbio dice che si può essere compiaciuti e appagati dalle cose belle anche se non possedute.

Ce ne sono ancora tantissimi di proverbi legati al cibo. Noi concludiamo con uno evocativo, un po’ sarcastico, che porta a fare tante riflessioni, estese su diversi campi, partendo da quest’immagine, concreta e abbastanza veritiera, che così recita: “U Signuri manna viscotta a cu unnavi i renti” chiamando in causa il buon Dio che, secondo il proverbio, non sempre fa cose buone, assegnado cose preziose a chi non le merita e non le sa apprezzare.

Però giungiamo a una nostra personalissima conclusione che, quando la manna non cade dal cielo e si va va raccogliere direttamente dalla pianta, con pazienza, tanto lavoro e tanta competenza, è sicuramente più buona! Ciò che riusciamo ad ottenere con la nostra fatica e con il nostro impegno ci dà molta più soddisfazione e ci appaga molto di più.


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