Ricorrenze

Donne e uomini. Uniti, complici e indipendenti. Donne e uomini. Uniti dall’amore e dal rispetto

“Se mai abbasserò la testa… sarà solo per ammirare le mie scarpe”. Così recitava un post qualche anno fa! Condivido tutto, parole, metafora eccetera, un po’ meno il simbolo delle scarpe, rosse e con un tacco da piano rialzato che ancora una volta rappresentano, a mio parere, naturalmente discutibile, la sensualità e la passione. Argomenti di cui si nutre quel certo universo maschile. La femminilità non deve passare attraverso un simbolo, sicuramente sbaglio io. Rispetto e ammiro, e un po’ invidio, chi le ama e le calza quelle scarpe. Adoro chi si veste valorizzandosi, chi si trucca, si coccola per piacersi, ma “per piacersi”. Guai se sfociamo nel “per piacere”.

Foto di form PxHere

Una donna deve essere prima di tutto una persona, un essere umano che deve bastare a se stessa. Guai a dare contenuto vero al termine “la mia metà”. Io non sono e non voglio essere la metà di nessuno. Io, donna, voglio essere intera perché, quando quella “metà” non la riconosco più, non devo vacillare perché mi manca il sostegno, la famosa stampella! E’ un problema di insicurezza, di ingenuità, di paura e spesso, purtroppo, di dipendenza economica. Ma non sempre.

Quasi ogni giorno si sente alla radio di omicidi a carico delle donne, in famiglia il più delle volte. Dico OMICIDIO. Trovo ammiccante la parola femminicidio, mi sa tanto di categoria a parte, è OMICIDIO, uccisione di una persona. Mi sembrerebbe più coerente “donnicidio”; nel termine femmina leggo qualcosa relegato al sesso. Forse perché ho attraversato tutto il 68 in pieno e risento ancora di quel periodo di lotte per trovare una nostra identità e indipendenza. E non finirò mai di dire che la prima indipendenza cui aspirare è quella economica.

Essere in possesso della patente di guida è stato un altro strumento di libertà e purtroppo molte donne della mia età hanno sottovalutato questo. Un tempo si passava dalla casa del padre alla casa del marito; spesso per sfuggire a quella gabbia si cadeva nell’altra. Una volta esisteva il delitto d’onore. Una volta la moglie sul posto di lavoro era “catalogata” col cognome del marito. Tutti segni di una cultura di dipendenza, di essere di seconda categoria, segni che per fortuna sono caduti. Ma a far cadere, nel profondo, una cultura, la cultura della “dominanza” ci vuole tempo, forse secoli.

Amo e adoro l’universo “maschile” e sono convinta che la mente umana è un mondo inesplorato e inesplorabile e quello che scatta in persone così dette “normali”, sia culturalmente che economicamente, è inspiegabile e inaccettabile. Figuriamoci là dove alberga una sottocultura e si naviga in gravi situazioni di disagio sociale! E non dico niente di nuovo quando penso che i primi segnali di dominanza noi donne le dobbiamo cogliere molto lontano, quando ci appaiono sotto forma di vezzi e di coccole. “Non vestirti così” o “Cambia quella gonna” o ancora “Togliti quel trucco” perché mi piaci di più senza. Queste sono le avvisaglie di una prepotenza in agguato. Non c’è solo la violenza delle mani, la più subdola è la violenza sotterranea, quella che poco alla volta ti annienta, ti fa sentire inadeguata e fa in modo che tu ti convinci che non vali niente. Quella è più pericolosa di uno schiaffo. Quella ti ha già ucciso, donna!

Oggi lottiamo e manifestiamo insieme donne e uomini, INSIEME, sempre e TUTTI i giorni! Perché i nostri uomini ci amino e ci rispettino e condividano e sostengano sempre la nostra libertà di essere persone. Questo vale anche nel VICEVERSA! Nessuna donna mai pensi o desideri cambiare il “proprio” uomo. Nessuno deve essere come l’altro lo vuole perché, sotto quello sforzo di apparire e di compiacere, coverà una rabbia tale che prima o poi esploderà. Viva le donne e viva gli uomini. Autentici!

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