Custonaci: la straordinaria leggenda della “Bufara” e “dell’Omu di Cofanu”
Quando l’uomo rimane ammaliato dalle bellezze della natura, quando non riesce a spiegarsi l’esistenza di certi fenomeni, allora cerca risposte nel soprannaturale, supera gli spazi in cui si configura l’esperienza umana e si rifugia nelle leggende che riescono ad andare oltre e a spiegare ciò che mente umana non può, non sa, non vuole! E’ il caso della leggenda che vi proponiamo di seguito, la storia della “Bufara” e “dell’Omu di Cofanu”.
La leggenda della “Bufara” e “dell’Omu di Cofanu”
Nella notte dei tempi, in una piccola grotta alle pendici del Monte Cofano, viveva un vecchio Uomo Eremita. Si era ritirato in quel posto di pace e di silenzio per trascorrere le sue giornate in meditazione. Proprio davanti alla grotta aveva costruito una piccola cappella dove pregava e trascorreva le sue giornate a contatto con la natura. Si svegliava quando la prima luce dell’alba illuminava il golfo, nutriva il suo corpo con quello che gli offriva la natura e confortava la sua anima con le preghiere. Quando la palla di fuoco, immergendosi nelle acque spargeva intorno a sé scie dai colori sgargianti, fino a sbiadire nel buio della notte, era il momento di andare a dormire. Unica compagnia del vecchio Eremita, nella notte, rimaneva quel lento sciabordio delle acque che, salutando il finire della giornata, piano piano si fermavano per immergersi anche loro nel sonno ristoratore.
E così trascorreva le giornate il vecchio Eremita, pregando, raccogliendo legnetti, radici e bacche. Qualche coniglietto si avvicinava a fargli compagnia; spesso, insieme, si incamminavano per percorsi accidentati, sotto l’occhio attento e curioso di uno splendido falco pellegrino che, disegnando col il suo volo leggero danze nel cielo, sembrava volesse indicare loro la strada. Il falco li accompagnava fin negli anfratti più bui che solo lui conosceva, posti di una bellezza indescrivibile. Qui l’Uomo si riposava e, dopo una breve sosta, riprendeva il cammino ritornando verso la grotta. Sceglieva sentieri più agevoli per godere del panorama sotto di lui nel momento in cui il sole, dopo una giornata di lavoro, si abbandonava tra le braccia della notte regalando alla vista dell’Eremita dei tramonti da sogno sull’ampio golfo. La bellezza di quegli scenari ripagava l’uomo solitario della fatica dell’intera camminata. Che armonia e che pace!
Una voce misteriosa rompe il silenzio
Quell’Eremita aveva scelto una vita semplice e vera. Ma un giorno, mentre era assorto nella sua quotidiana preghiera, una voce ruppe il silenzio e davanti all’Uomo si materializzò un’entità misteriosa che gli parlò con voce solenne e minacciosa preannunciandogli ciò che sarebbe accaduto da li a poco agli abitanti del piccolo paese, fatto di casette, quasi addossate le une alle altre, sulla collina.
– Dal cielo cadrà una stella che spazzerà via l’intero paese e i suoi abitanti! – così tuonò quell’essere potente avvolto in una nube di mistero. L’Uomo solitario sussultò, spaventato sbarrò gli occhi, le parole di quell’entità risuonavano nell’aria come un sinistro monito, l’austerità dell’apparizione incuteva paura e quelle parole contenevano un presagio di morte. Il vecchio Uomo non si dava pace:- Chi era costui? Perché doveva fare così male a quell’umile gente? Perché voleva infierire su di loro? Cosa dovevano espiare? E perché lui, quell’essere sconosciuto poteva fare ciò, e con quali poteri? Era il padre dei padri, il padrone di quel mondo e voleva fare giustizia, per cosa? In questo turbinio di pensieri e di domande che si affollavano nella mente l’Uomo trovò il coraggio di rivolgergli la parola:- Chi sei?
L’essere misterioso gonfiò il petto e con voce cavernosa rivelò di essere il Dio della Terra e del Fuoco. Raccontò che gli avi degli attuali abitanti del piccolo paese, disubbidendo alla legge delle cose, avevano occupato le numerose grotte, figlie del tempo e della montagna, che la natura aveva scavato nelle sue membra, rifugio privilegiato per gli animali. Si capì subito che questo Dio voleva dare un segnale della sua potenza che ormai era in declino; era solo gelosia, perdita di potere, perché da tempo gli uomini avevano abbandonato le grotte e avevano costruito le loro case, più rispondenti ai loro bisogni. Le grotte erano lì a testimonianza della loro bellezza naturale per i posteri, scavate nella montagna dall’acqua e dal vento, grotte dove volteggia ancora, indisturbato, il falco pellegrino.
Il patto con il Dio della Terra e del Fuoco
Il vecchio Uomo, ascoltando le accuse che il Dio rivolgeva agli ignari abitanti di quelle casette, lo supplicò di risparmiare il paese e i suoi umili abitanti; questi non avevano colpa alcuna e nessun crimine era stato commesso nei confronti della natura. Piangendo e pregando promise al Dio della Terra e del Fuoco che, lui stesso, si sarebbe recato da quella gente a raccontare il pericolo cui stavano andando incontro e a rassicurarli che nulla li avrebbe colpiti perché avevano sempre osservato rispetto e amore per quella terra e per quelle colline. E così avrebbe garantito, anche per il futuro, l’osservanza delle leggi della natura.
– Digiunerò per quaranta giorni e quaranta notti – disse l’Uomo – e se tu non vorrai ascoltarmi pregherò tua Madre di accogliere la mia supplica e di risparmiare il paese e i suoi abitanti innocenti.
A quelle parole il Dio, indispettito, si dissolse in una nuvola di polvere e scomparve alla vista dell’Uomo, alla stessa velocità con cui era apparso. Il vecchio eremita cominciò ad osservare il digiuno nella speranza che il Dio della Terra e del Fuoco si fosse impietosito alla sua supplica. Al termine dei quaranta giorni, quel Dio gli riapparve puntuale.
– Il tuo digiuno e la tua penitenza hanno fatto breccia nel cuore di mia Madre, – disse – ascolterò la tua supplica e risparmierò il paese, ma ti metterò ancora una volta alla prova, farò cadere dal cielo una stella così vicina al paese, che il forte boato che seguirà alla sua caduta farà credere a tutti di essere stati colpiti. E’ solo un segnale, ma a nessuno sarà arrecato danno. Quando vedrai il cielo infiammarsi di rosso, sappi che è giunto il momento; tu però non voltarti a guardare quello che accade, abbi fede nelle mie parole.
E il cielo si tinse di rosso
E ancora una volta scomparve nel nulla, lasciando l’Uomo sbigottito, senza parole. Questo non ebbe neanche il tempo di ringraziare, di replicare, di capire. E nelle ore successive non ci fu spazio per altri pensieri nella sua mente; gli facevano eco solo quelle parole:” la stella, il bagliore, il boato” . Non dormì quella notte, pensando e rimuginando. Ma non dovette aspettare molto per capire. Il mattino seguente, mentre era intento nelle sue preghiere quotidiane, si accorse che una luce intensa, di un colore insolito e sgargiante, tingeva le pareti della cappella; si precipitò fuori e capì che quel che era stato preannunciato stava accadendo. Il cielo andava tingendosi di un rosso sempre più forte. Anche gli abitanti del piccolo paese si erano accorti di quello strano fenomeno. Stupiti e spaventati, avevano alzato lo sguardo al cielo e videro una grande luce che stava precipitando su di loro. Terrorizzati, credettero stesse per arrivare la loro fine e si rinchiusero nelle loro case, unico e solo riparo che conoscessero.
Seguì un boato che ammutolì pure le onde, fermò quella lieve brezza che si alza al mattino, spense ogni voce degli animali della collina. Il silenzio, successivo al boato, fu più assordante del boato stesso. Il vecchio Uomo, dimentico delle parole di quel Dio della Terra e del Fuoco, volle andare a controllare di persona, salì verso la vetta della montagna di Cofano per accertarsi che il paese fosse stato risparmiato assieme ai suoi abitanti. Si girò per vedere dove fosse caduta la stella che, fumante ancora, diffondeva intorno a sé bagliori di luce e di fuoco…
La disubbidienza dell’eremita
La stella, come quel Dio aveva promesso, risparmiò il paese, cadendo appena fuori e creando un grosso cratere; l’Uomo avendo disubbidito al volere del Dio della Terra e del Fuoco, fu investito dal bagliore e fu trasformato in una statua di pietra.
Ancora oggi la statua dell’OMU DI COFANU, pietrificato, la si può vedere tra i costoni di roccia della montagna, mentre chiunque entra in paese può vedere ai margini di esso il cratere, la BUFARA, l’enorme buca generata dall’impatto della stella.
Del Dio della Terra e del Fuoco non si ebbe più notizia e la sua fama si perse nella notte dei tempi da dove era venuto.