Arte e storia dimenticate: la chiesa di S. Lucia e la miracolosa pesca di coralli dei pescatori trapanesi
di Sergio Pace
Una particolare devozione viene riservata a Santa Lucia dai pescatori trapanesi. Il culto per la santa ha sempre assunto dei connotati di protezione e buona sorte per il mondo marinaresco. Nel centro storico di Trapani, in via Sant’Anna (accanto all’Archivio di Stato), si trova la chiesa di Santa Lucia: risale al XIV secolo e venne costruita dai pescatori del quartiere “Palazzo” (Piscatores Marinae Palatii), attigua al Convento di Sant’Anna. Era nota anche come “chiesa di Maria SS. della Catena”. Ora chiusa al culto sin dal 1945, era collocata subito entro le mura, sull’estrema punta occidentale della città. In Piazza Generale Scio, invece, accanto all’ex Convento dei Cappuccini, si trova la chiesa dell’Epifania (detta impropriamente di Santa Lucia), costruita nel 1627 dai Frati Cappuccini.
La facciata è caratterizzata da un ampio portale, situato sotto il livello dell’attuale piazza. Anch’essa oggi chiusa al culto e abbandonata, ospitava la statua lignea di Santa Lucia, opera dello scultore Giuseppe Tartaglia, qui trasferita nei primi anni del ‘900 proprio dalla Chiesa di Santa Lucia di via Sant’Anna. Negli ultimi decenni i fedeli trapanesi e i pescatori devoti erano soliti recarsi qui per i festeggiamenti in onore della santa il 13 dicembre. La statua oggi è conservata presso la Chiesa di San Francesco d’Assisi e tutt’ora è venerata dai pescatori del quartiere che, quando tornano dalle loro battute di pesca, usano come punto di riferimento tale chiesa, divenuta nella memoria di ogni pescatore trapanese un vero e proprio luogo sacro. Il giorno in cui si festeggia la santa (il 13 dicembre) la statua lignea viene esposta con tutti i suoi attributi martiriali (la palma, la spada, la coppa e gli occhi) e con gli ex-voto in argento, raffiguranti occhi, avvolti da lacci intrecciati con conchiglie, che hanno come opercolo il cosiddetto occhio di Santa Lucia. Elemento marino che richiamerebbe la protezione della santa in mare.
Secondo il Corso, i pescatori trapanesi nel 1418 ottennero una straordinaria pesca di corallo (in quel momento si affermarono come corallai), attribuendo questo miracoloso evento all’intercessione di Santa Lucia. Tale episodio viene anche riportato in una lapide della metà del XVII secolo, conservata presso la Biblioteca Fardelliana di Trapani. I pescatori del quartiere Palazzo, in quel modo, si “specializzarono” nella pesca del corallo, che poteva garantire un guadagno abbastanza importante e sicuro grazie agli scambi commerciali di oggetti di lusso. Il corallo pescato veniva venduto sulle banchine del porto; se rimanevano discrete quantità di corallo non venduto, questo veniva ammassato nella chiesa di Santa Lucia. Così, i compratori locali e forestieri potevano scegliere e comprare tra le varie merci. Oggi al Museo Pepoli è conservato un pannello “Veduta della Città di Trapani”, realizzato con mattonelle di maiolica di probabile manifattura napoletana e risalente alla metà del XVIII secolo. Proviene dalla chiesa di Santa Lucia e raffigura i “ligudelli”, così venivano chiamate le barche coralline, munite di ‘ngegna per la raccolta del corallo. Molto probabilmente il pannello doveva far parte dell’arredo della chiesa, posto, in particolare, davanti all’altare. Un rapporto, quello tra il culto e la protezione di Santa Lucia e le attività dei pescatori trapanesi, che viene attestato dalla presenza della chiesa intitolata alla santa, costruita nella parte più occidentale della città, diventando punto di riferimento della comunità dei pescatori-corallai del quartiere Palazzo e luogo sacro di devozione.