Caltabellotta: storia, testimonianze e splendori antichi di una cittadina magica fuori dal tempo
Caltabellotta è un comune in provincia di Agrigento con più di 3600 abitanti a 1000 metri sul livello del mare. Sorge sul pizzo Kratas dove si insediarono i Sikani (fine del 3° millennio A.C.) dai quali presero il nome i Monti Sicani. A testimonianza della presenza sicana, all’età del bronzo antico, i resti delle quattro necropoli che circondano la città. Per la sua posizione geografica, divenne un punto strategico dell’intero territorio, che va dal fiume Belice al fiume Platani, nel quale si consumarono più di duemila anni di storia. Sempre contesa, passò da una dominazione all’altra; più volte saccheggiata e distrutta è sempre riuscita a rialzarsi cambiando talvolta la sua ubicazione e perfino il suo nome.
Sulle rovine dell’antica città sicana di Camico (che la leggenda vuole avesse ospitato Dedalo in fuga da Creta) sorse la greca Triocala (tre cose belle) che deve il suo nome alle sue tre caratteristiche naturali: la rocca che era l’attrattiva principale dei dominatori, la presenza delle acque e la fertilità del suo territorio. Raggiunse il suo massimo splendore quando il rivoluzionario greco Salvio Trifone installò in questa città la sua corte. rasa al suolo successivamente dal Console romano Aquilio. Ricostruita, fu di nuovo devastata dagli arabi che le cambiarono il nome in fortezza delle querce, in arabo “Qal’at Al-Ballut”, fortezza costruita sulle balate, cioè sulla pietra piatta, da cui deriva l’attuale nome di Caltabellotta, in siciliano Cataviddrotta.
Poi giunsero i Normanni che cacciarono via gli Arabi e chiusero con una cinta e due porte, quella di Salvo porto e di San Salvatore, la possibilità di entrare a “Qal’at Al-Ballut”. Sulle rovine dell’antica fortezza araba costruirono il castello e sui resti di un antico tempio sicano l’attuale Cattedrale. La dominazione normanna finì nel dicembre del 1194 e ad essa succedette quella sveva. A seguito della Rivoluzione del Vespro Caltabellotta si affiancò ai palermitani e alla fine della guerra, il 29 agosto 1302, quando venne firmato il trattato di pace a Caltabellotta, Federico III d’Aragona divenne re di Sicilia col titolo di Federico II.
Con la dominazione spagnola, che durò fino al 1713, Caltabellotta perse il suo ruolo di polo attrattivo e il suo territorio venne diviso in numerose contee. Dopo la dominazione Spagnola la Sicilia passò nelle mani del piemontere Amedeo II e, dopo un successivo passaggio nelle mani austriache, nel 1734 fu unita al regno borbone di Napoli.
Oggi Caltabellotta non ha più quel ruolo politico ed amministrativo che un tempo appartenne alla capitale del regno sicano di Cocalo. Rimane a sua testimonianza, oltre alle numerose rovine, alla Cattedrale, all’Eremo di S. Pellegrino e alle numerose chiese, quel simbolico e dominante Castello Luna, il castello medievale fatto costruire, sulle rovine dell’antica fortezza araba, dal Conte Peralta di Caltabellotta, che passò poi ai conti Luna per apparentamento delle famiglie. Il Castello oggi domina, all’interno delle vecchie mura, sui centri urbani sottostanti.
Ringraziamo il sig. Accursio Castrogiovanni per averci gentilmente concesso l’uso delle foto.
Grazie per l’attenzione che ha riservato al nostro modesto articolo.
Il nostro obiettivo è promuovere il territorio, accendere una luce, creare curiosità.
Non abbiamo ambizioni storiche. Si può approfondire individualmente.
Buona serata!
Buongiono bellissima storia ma non basta vedere solo il dominio di caltabellotta, le ricchezze che gli appartengo, le cose preziose che non conosciamo di caltabellotta che ci anno derubato nei secoli dipinti statue é libri della santissima trinità grazie x l’attenzione distinti saluti Pietro colletti