Tra le tradizioni molto sentite e partecipate in Sicilia, che quest’anno non potranno svolgersi per via delle misure di contenimento della pandemia di Coronavirus, c’è la processione dell’Immacolatella di Calatafimi Segesta. Un’affascinante tradizione iniziata nei primi anni del 900 grazie alla figura di mastro Vincenzo Aula, un calzolaio di Calatafimi molto devoto alla Madonna Immacolata.
Mastro Vincenzo pensò un giorno di acquistare a Palermo una piccola statua della Madonna e al termine dei nove giorni di novena, che a Calatafimi, secondo antichissima tradizione, viene celebrata alle prime ore dell’alba, portò la statua alla chiesa di San Michele per farla benedire. Li, il devoto calzolaio, ebbe un’idea, accortosi dello stato di degrado in cui versava il quadro dell’Immacolata della chiesa, propose al parroco di poter utilizzare la sua Statua dell’Immacolata, appena acquistata, per la celebrazione della novena. La notte dell”8 dicembre del 1908, la Madonna di Mastro Vincenzo Aula venne trasportata in quella chiesa. Questo evento, col passare degli anni, si trasformò in una vera e propria processione.
La processione assunse subito un tono molto caratteristico per la presenza di particolari fiaccole usate per illuminare il tragitto. Anticamente infatti a Calatafimi non c’era l’illuminazione elettrica, e i fedeli cominciarono a usare dei ciuffi di “disa” per farsi luce durante la notte. Da allora, ancora oggi, la notte che precede la festa dell’Immacolata, trasforma le vie del centro storico di Calatafimi in una suggestiva e commovente scia di fuoco tra il suono delle tradizionali “vuciate” rivolte alla Madonna.