Dialetto siciliano

Oggi più che mai è arrivato “U tempu ri mali vistuti” e del “non so che mettermi!”

Se ci guardiamo in giro vediamo una varietà di abbigliamenti dove compaiono i primi giubotti e stivaletti ma persistono ancora le canottiere e i sandali. Insomma un panorama vasto di guardaroba che va dal “fa ancora caldo” e “c’è freschetto stasera”. Sì, perchè in Sicilia se fa capolino il sole c’è ancora caldo ma se giri l’angolo e soffia un filo d’aria fa frescolino. Non è più estate ma l’autunno fa “a trasi e nesci”.

Foto di form PxHere

Se spira lo scirocco fa caldo estivo che, se gira il vento, può tramutarsi in un attimo in freddo invernale e nel giro di poche ore attraversiamo le 4 stagioni. Oltretutto, con i cambiamenti climatici in corso, questi bruschi passaggi sono sempre più accentuati. Insomma, “non ci sono più le mezze stagioni”, è una cantilena che ci fa stare davanti all’armadio aperto, indecisi e titubandi, sia sul tanto temuto cambio stagionale, ma anche a chiedersi “Oggi come mi vesto?”

E allora ci viene in soccorso lo stratagemma, più usato, del vestirsi a cipolla. Ed è proprio qui che prende corpo il proverbio antico ma sempre così preciso e puntuale che così recita: “Chissu è u tempu ri mali vistuti”. Perchè, per ovviare ai mutamenti improvvisi della temperatura, sovrapponiamo più capi, uno sull’altro, per ricorrere all’operazione del “togli e metti” assecondando le necessità e i cambi di umore del tempo che a volte è più mutevole di un lunatico di media intensità!

Ed eccoci “conciati” con indumenti diversi, male accoppiati, dalle lunghezze e dai colori più svariati tanto da farci meritare una simpatica esclamazione “Ma comu ti cunzasti” come fossimo stati lì a “cunzare”, cioè apparecchiare, la tavola tra tovaglia, piatti, bicchieri e posate non proprio tutti dello stesso servizio.

Passata questa fase, che va dall’estate all’autunno, piombiamo in pieno inverno, che poi in Sicilia sono i 12/15 gradi, almeno nelle zone costiere, per ritrovarci, un po’ meno però, con il ritornello dei “mali vistuti” in primavera, dove esplodono, soprattutto tra i giovani, le canottiere e i pantaloncini, mentre i più temerari, gli anta, si ricordano di un altro proverbio che così recita: “Aprile non ti scoprire”.

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