Il Bosco della Ficuzza e del Cappelliere, il Gorgo del Drago, la Rocca Busambra e la voce del mare
Siamo all’interno della Riserva Naturale “Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra, Bosco del Cappelliere e Gorgo del Drago”, istituita nel luglio del 2000 ed affidata all’Azienda Foreste. La riserva attraversa i comuni di Corleone, Godrano, Marineo, Mezzojuso e Monreale, nel palermitano. E’ una riserva ricca di corsi d’acqua che formano, nel loro scorrere vivace tra le rocce, spettacolari salti e bellissimi laghetti naturali, chiamati “gorghi”. Là dove si raccoglie l’acqua, nel periodo delle piogge soprattutto, si sviluppa, numerosa, la vita di anfibi e insetti che, lì, si riproducono.
Il massiccio della Rocca Busambra domina, con i suoi 1613 metri di altezza, chiudendo la riserva nella parte sud; è la montagna più alta della Sicilia occidentale, nei monti Sicani, sembra quasi un pezzo di Alpi caduto lì per sbaglio. I boschi che l’abbracciano tutt’intorno, la fanno apparire come una massa scura; da qui il nome di Rocca Busambra, dall’arabo “qalat abu samra”, il castello dell’oscurità.
Vi trovano rifugio ospiti importanti come l’aquila reale, la coturnice e tantissimi falchi grillai. Le pareti, a nord della Rocca, scendono a strapiombo, mentre a sud la montagna degrada dolcemente. In cima, tra gli anfratti della stessa, qua e là si alzano aceri di una bellezza rara. Chi ha la fortuna di raggiungere la cima in concomitanza con particolari situazioni atmosferiche, può essere testimone di un fenomeno che lascia senza parole: lì si sente il rumore del mare. Un effetto dovuto alle onde alte del Tirreno che, spinte dal forte vento, creano suoni potenti che sbattono sulle pareti creano risonanze che si diffondono tra i canaloni con ripetuti echi che raggiungono la cima e, ad alta quota, il suono del mare lascia tramortiti.
A nord, oltre le pareti calcaree della Rocca, si estende, lussureggiante, il Bosco della Ficuzza, il più grande bosco della Sicilia occidentale, all’interno del quale si trova l’omonimo borgo che si è sviluppato intorno alla Real Casina di caccia. Questo prosegue col Bosco del Cappelliere (Cappiddazzu), disseminato di castagni, lecci, sughere e roverelle. Insieme, regalano una fitta foresta di piante mediterranee, un vero polmone sempreverde, tra cui numerose specie di querce. I percorsi tracciati dalla Forestale rendono agevole l’inoltrarsi in questa macchia. Si raggiunge la pozza Margiazzo, un “laghetto” che si forma tra gli alberi, dove si abbeverano libere mucche che gironzolano nel bosco.
La riserva è visitabile, itinerario ideale per uscite didattiche. Dal borgo della Ficuzza si dipartono molti sentieri naturalistici che portano a diverse aree attrezzate, gestite splendidamente dal Corpo forestale. Vi si trovano tante strutture per praticare sport. Può capitare, in alcuni periodi dell’anno, di poter usufruire addirittura di un simpatico mezzo di trasporto, un trenino, che porta, attraverso un’antica tratta ferroviaria in disuso, con un viaggio di circa 30 minuti, nel cuore del bosco. Queste passeggiate affascinano i visitatori perchè ci si può imbattere in tantissime specie di animali, tra cui uccelli e fauna selvatica che hanno qui il loro habitat ideale. Tra i rapaci, oltre all’aquila reale, vi regna il falco pellegrino, il capovaccaio, il nibbio bruno e il nibbio reale.
Il sentiero più noto, tra i tanti, egregiamente predisposti e segnalati dalle guardie forestali, è il sentiero “Sulle orme del re“. La camminata dura circa una mezz’oretta e si arriva, attraverso degli scalini scavati nella roccia stessa, al Trono del Re. Qui si trovano tre monoliti, di questi uno è conosciuto come il trono del Re. E’ scavato nella roccia e, per tanto tempo, si è detto fosse un pulpito sul quale si appostava, comodamente seduto, il re Ferdinando aspettando che i battitori di caccia, spingessero le prede verso di lui. Andando più avanti si trova una postazione panoramica, chiamata “Balcone del re” da dove si può ammirare uno scenario da perdersi. Ancora più avanti, verso sinistra c’è un vecchio abbeveratoio, una quercia secolare e infine un laghetto.
A Ficuzza, da visitare per la sua importanza e unicità, è il Centro per il recupero della fauna selvatica, gestito dalla Lipu dove vengono amorevolmente curati e, qualora possibile, rimessi in libertà, uccelli rapaci spesso feriti dai bracconieri.