Borghi

Ferla, uno dei più piccoli borghi barocchi d’Italia, tra arte, cultura, storia e tradizioni

Il comune di Ferla, in provincia di Siracusa, è uno dei borghi più piccoli d’Italia con i suoi circa 2500 abitanti ma è sicuramente uno tra i più belli perché ricco di cultura, arte e folclore. Ha origini piuttosto antiche testimoniate da resti e diverse costruzioni rupestri.

Ferla è la “porta” di Pantalica, distante solo 11 km da essa che, insieme a Siracusa, è dal 2005 «Patrimonio Mondiale dell’Umanità». A un km da Ferla, su un’altura rocciosa si trova la necropoli di San Martino, una serie di sepolcri ipogei di età cristiana all’interno di grotte già in uso durante nell’età del Bronzo.

In epoca normanna fu fondata da longobardi provenienti da piazza Armerina. Ciò si deduce, oltre che dai nomi di alcune contrade, dalla parlata locale che è propria del ceppo gallo-italico, tipico di paesi abitati da popoli longobardi. Da questi, si dice, fosse stata chiamata Ferla, dal latino ferula, forse per la presenza di arbusti, comunemente detti finocchiaccio, in dialetto ferra.

Il borgo si sviluppò intorno a una piccola fortezza e alle chiese di San Giacomo e di San Sebastiano conoscendo un periodo florido purtroppo interrotto dal grave terremoto del Val di Noto che, nel 1693, provocò la morte di una grande parte della popolazione di Ferla e la distruzione dei più importanti edifici. A causa del sisma, il paese fu ricostruito in parte più a nord.

Oggi quel che rimane di quel paesino distrutto si trova nel quartiere delle Carceri Vecchie, dove si può camminare tra le stradine strette tipiche dell’architettura di allora il cui sottosuolo è pieno di abitazioni-grotte. Nell’odierno impianto urbanistico a forma di croce, proprio della ricostruzione settecentesca, di grande pregio sono soprattutto le chiese, una più bella dell’altra, poste su un percorso detto la “Via Sacra” che offre ai visitatori un itinerario di una bellezza inestimabile, testimonianza del barocco settecentesco.

Uno scenario abbracciato da ulivi, carrubi, mandorli, vigne e muretti a secco, opera, quest’ultimi, di grande pregio, della campagna iblea tanto da essere iscritti dal 2018 nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO.

Ferla – Foto di Salvo Cannizzaro Licenza CC BY-SA 3.0 – Wikimedia Commons

Il percorso sacro si snoda lungo la via Vittorio Emanuele del borgo, via su cui si affacciano cinque chiese: la Chiesa del Carmine dedicata a Santa Maria del Carmelo, la Chiesa di San Sebastiano, la più grande del paese, segue la Chiesa Madre, che reca sul portale l’esemplare più antico dello stemma comunale (1763 circa), poi c’è la Chiesa di Sant’Antonio, con una facciata barocca particolare e infine la Chiesa di Santa Maria, l’ultima in questo speciale percorso. Questa chiesa è stata convento nel XV secolo, poi scuola e carcere, e merita una sosta per la presenza di un crocifisso ligneo.

Di pregevole bellezza alcuni edifici civili in cui lo stile barocco sposa lo stile liberty di inizio Novecento. Nella via Garibaldi si può ammirare il bellissimo balcone barocco di Palazzo Mirabella.

Come in tutti i piccoli borghi dove più vivo è il senso di comunità e di appartenenza, anche a Ferla oltre alle feste religiose, si celebrano momenti di folclore locale per mantenere vive le tradizioni con uno sguardo volto al futuro, al turismo e all’economia locale. Di particolare rilevanza la Sagra del Tartufo nero di Ferla, una vera eccellenza del territorio e della sua economia.

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