Randazzo, nel cuore del Parco dell’Etna, la città nera che conserva intatta la struttura medievale
Randazzo, nella provincia di Catania, vicina a Messina e a Enna, sorge a 750m s.l.m. e a 15 Km dal cratere centrale dell’Etna. E’ una cittadina con poco più di 10.000 abitanti, bagnata dal fiume Alcantara. L’ipotesi più diffusa, sull’origine del suo nome, è quella che fa derivare “Randazzo” da “Randàches”, il governatore bizantino di Taormina, dell’VIII secolo. Abitata da greci e romani, colonizzata da Bizantini, Arabi e Normanni per la sua particolare posizione strategica che, da Palermo a Nicosia apriva alle due direzioni verso Catania e Messina. Oggi conserva intatta la sua struttura medioevale.
La bella cittadina etnea, “u paisi di centu chiesi“, (molte delle quali distrutte ahimè) viene anche chiamata “la Città Nera”, perchè gran parte delle sue costruzioni sono state realizzate con la pietra lavica. Questa è stata usata anche per lastricare le viuzze medioevali oltre che per la costruzione dei principali monumenti cittadini, incluse le chiese ed il castello. Ancora pietra lavica per la costruzione di archi, porte e finestre di palazzi importanti. Il primo approccio, entrando a Randazzo, è con questo bellissimo materiale che conferisce severità misto a un senso di maestosità.
Famosa, non per grandezza, ma per la sua particolarità e per il suo significato storico è la Via degli Archi. E’ una via stretta, restaurata e quindi portata al suo antico splendore; era la via attraverso la quale entrava in città la nobiltà. Finisce sulla piazza San Nicola che era la sede del parlamento, nel periodo della dominazione aragonese.
La stradina è resa maestosa dalla presenza di quattro archi in pietra lavica che si susseguono ad intervalli regolari, come voleva l’architettura aragonese al tempo della loro dominazione. Il primo arco è sormontato da una finestra bifora ad archi acuti, che poggiano su una colonna di pietra bianca, creando un felice contrasto cromatico con il nero della pietra lavica.
Anche la Basilica di Santa Maria Assunta, che è il più importante luogo di culto, ha una importante facciata dove risalta il contrasto tra il basalto nerissimo e le decorazioni in arenaria bianca delle finestre e dei portali, caratteristica che si trova un po’ in tutte le chiese di Randazzo. Questa chiesa fu costruita, inizialmente, nella prima parte del XIII secolo, durante l’epoca normanna. Il campanile fu aggiunto successivamente nel 1863. La leggenda vuole che questa chiesa sorga nel punto in cui un pastorello scoprì una misteriosa immagine della Madonna, illuminata da una fiammella, all’interno di una grotta.
La Chiesa di San Martino, purtroppo seriamente danneggiata dai bombardamenti anglo-americani della seconda guerra mondiale, è uno dei più antichi e importanti luoghi di culto di Randazzo. Anche questa chiesa ha subito varie trasformazioni e ampliamenti nel tempo. Attualmente mostra prevalentemente uno stile barocco. Di grande pregio il campanile, alto 41 metri, considerato tra i più belli della Sicilia. Costruito in epoche diverse, partendo dall’anno mille, ha 4 piani che ne testimoniano il passare del tempo e l’avvicendarsi degli stili.
La Chiesa di San Nicola (o di “San Nicolò“), situata nel quartiere greco di Randazzo, è la più grande dell’intera Diocesi. Costruita nel XIII secolo, la chiesa, che oggi si presenta con stili archetettonici diversi, ha subito numerosi rifacimenti perchè danneggiata da terremoti, guerre e bombardamenti. La facciata, quasi interamente in pietra lavica, è chiaramente tardo-rinascimentale. Lo splendido campanile originario trecentesco è andato purtroppo distrutto a seguito del terremoto del 1693 e quello attualmente presente, non è mai stato ultimato. La cupola è invece stata costruita soltanto nel 1904.
Altro fiore all’occhiello per i randazzesi, con un grosso valore epico-storico, è la statua situata sulla piazza di fronte alla chiesa di San Nicola, ed è quella denominata “Randazzo Vecchio“. Raffigura, su una base in pietra lavica, un uomo e tre animali: un’aquila poggiata sul suo collo, due serpenti ed un leone. Forse è il gigante Piracmone, personaggio della mitologia greca, figlio di Urano e Gea. La statua è la ricostruzione settecentesca di quella originale, risalente invece al XII secolo.
Ancora una testimonianza storica è il Castello Svevo costruito nell’XI secolo; è rimasta solo una delle sette torri originariamente costruite lungo la cinta muraria della città. Tra il XVII e il XX secolo, l’edificio fu adibito a carcere ed ospitava i condannati a morte. Oggi, grazie ad importanti opere di restauro, il Castello Svevo è diventato un Centro Culturale permanente. Ospita al suo interno il Museo Archeologico ed un’interessante collezione numismatica. Fino a pochi anni fa c’era anche il Museo dei Pupi Siciliani, spostato nell’ex macello comunale, presso Largo S. Giuliano. Di notevole importanza ancora la Casa della Musica e della Liuteria Medievale di Randazzo, una sorta di museo/laboratorio. Molti gli itinerari naturalistici che si sviluppano nelle prossimità della cittadina, che sono una grande attrattiva.
Ogni anno, il 28 e il 29 luglio, si celebra la tradizionale Festa Medievale di Randazzo che vede sfilare, per le vie del quartiere di San Martino, in costume tipico, personaggi medievali come arcieri, cavalieri, soldati, cortigiani e popolani che si esibiscono in canti e balli tipicamente medievali. La festa, dedicata a Bianca di Navarra, è allietata dalla presenza di trampolieri ed acrobati. Immancabili le degustazioni, nelle trattorie e nei ristoranti del paese, di piatti tradizionali accompagnati da vini doc, tra i quali merita un posto privilegiato il vino dell’Etna. E per finire è doveroso assaggiare il gelato Pirandello e il gelato al pistacchio che, si dice, sia qualcosa di spettacolare.
Altra ricorrenza da ricordare, per visitare Randazzo, è il 15 di Agosto quando si dà il via alla processione folcloristica della cosidetta “Vara”, un carro trionfale, alto circa venti metri, composto da un’armatura, di ferro e legno decorata, che vuole rappresentare l’Assunzione di Maria al cielo, dinnanzi ad angeli e santi, impersonati da 30 bambini nelle vesti caratteristiche. E’ uno spettacolo unico assistere all’uscita della Vara e ascoltare i canti popolari intonati dai bambini che durante il loro passaggio ricevono, dall’alto delle balconate, caramelle e dolciumi.