Un baglio “dimenticato” di origine prenormanna, tra le campagne di Castellammare del Golfo
In Sicilia ci sono luoghi ricchi di fascino e storia che non troverete in nessuna mappa o itinerario turistico convenzionale. Luoghi che in pochissimi conoscono perché difficili da raggiungere e per nulla valorizzati. Piccoli castelli, insediamenti o bagli, oggi spesso ridotti a ruderi, ultimo baluardo di una storia antichissima che rischia di andare perduta per sempre. Una storia dove la fede si intreccia con il duro lavoro dei campi, che racconta di culture e dominazioni, di imperatori e di contadini.
Una di queste storie, e come questa in Sicilia credeteci se ne contano tantissime, è quella del baglio Lisciandrini, un antico insediamento immerso nelle campagne castellammaresi.
Come suggeriscono i ritrovamenti di materiale ceramico riferibili all’VIII secolo d.C., sembra si trovasse, a ovest del monte Inici in località conosciuta come passo Cinturino, un antico insediamento di monaci bizantini fuggiti alla lotta iconoclasta, l’editto secondo il quale nel 726 l’imperatore bizantino Leone III Isaurico ordinava la distruzione delle immagini sacre in tutte le province dell’Impero e che portò all’uccisione di diversi monaci.
Quell’insediamento di monaci e la loro chiesa dedicata a Sancte Iryn, martire del IV secolo appartenente alla tradizione orientale, venne presto chiamato dalla popolazione locale in linguaggio latino Sancta Irini che durante la dominazione da parte degli arabi divenne Sciant Irini, da qui il nome dialettale con cui è conosciuto oggi il baglio Sciannirini, in italiano Lisciandrini.
L’antico insediamento, che con il passare del tempo ha assunto la caratteristica forma quadrangolare di baglio, è oggi caratterizzato da un cortile al quale si accedeva tramite due arcate sopra le quali si trovava un tempo una torre, oggi andata perduta insieme all’arcata più esterna. Il cortile delimitato da edifici aperti verso l’interno, presenta ancora tracce della classica pavimentazione a selciato con pietre di fiume tipica dei bagli ericini. All’interno del baglio si trovano i resti di stalle e depositi al pian terreno, mentre al piano superiore a cui si accedeva mediante un’elegante scala in pietra, in parte oggi diroccata, si trovano i ruderi delle abitazioni dei contadini.
Ancora molto riconoscibile la chiesetta, uno spazio rettangolare con abside semicircolare, oggi trasformata in stalla, come del resto quasi tutti gli ambienti della struttura, probabilmente preesistente rispetto al baglio.
Di grande impatto il paesaggio che avvolge e fa da cornice al baglio; piccole collinette coltivate a grano e vigneti, arate da grandi trattori in grado di farsi strada anche dove strade non ci sono più. Sono loro con il loro lavoro l’unico rumore che ricorda ancora la presenza dell’uomo in questo luogo. Sicuramente il paradiso per gli amanti del trekking e delle passeggiate a cavallo o in mountain bike che vogliono “staccare la spina” e concedersi un’escursione, a due passi dall’area archeologica di Segesta, lontano dal tran tran quotidiano. Un’esperienza che osiamo definire ascetica.
Baglio Lisciandrini va sgretolandosi e scomparendo pian piano e con lui più di mille anni di storia e, si sa, un popolo che non riesce a conservare il proprio passato non è in grado di costruire il proprio futuro.
Fonte storica: Giuseppe Vito Internicola e Salvatore Corso, “Storia del paesaggio. Sopravvivenze prenormanne da Castellammare a Scopello”, Trapani, 1996.
Dove si trova esattamente il luogo?