Sopra le nuvole a due passi dal mare. Monte Sparagio: la vetta con un panorama da favola
La Sicilia è sicuramente un’isola straordinaria e completa, quasi un piccolo continente per storia, cultura, varietà di paesaggi e micro-climi che la caratterizzano e consentono di spaziare dal mare alle aride campagne arse dal sole estivo, alla montagna dove l’aria, anche d’estate, è fresca. Il tutto, molto spesso, nello spazio di pochi chilometri.
E’ il caso di questo angolo della Sicilia occidentale dove, in pochi minuti, dal mare cristallino di Cornino e dalla sabbia bianca di Baia Santa Margherita è possibile passare agli ombreggiati sentieri alberati di bosco Giacolamaro che conducono sulla cima del monte Sparagio (1110 metri), il rilievo più alto della provincia trapanese, tra i comuni di Custonaci, Buseto Palizzolo, San Vito Lo Capo e Castellammare del Golfo.
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La cima, quasi a toccare le nuvole, è raggiungibile attraverso una strada panoramica che, partendo da Custonaci, dal famoso e rinomato “forno di pietra” dove si sforna un pane casereccio tra i più buoni della zona (ma questa è un’altra storia) si inerpica tortuosamente passando per il bosco.
Dalla vetta del monte si gode di uno dei panorami più suggestivi. Da qui si ammirano i monti della riserva dello Zingaro e nelle giornate di cielo terso è possibile scorgere persino l’isola di Ustica. Monte Inici, la Rocca Busambra e i monti Sicani, Erice con alle spalle le Isole Egadi e il golfo di Castellammare con i monti di Palermo.
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Sul monte si trovano alcuni esemplari adulti di pini, carrubi e lecci. Tra gli arbusti, presenti anche, la Ginestra spinosa, il Pero selvatico, il Biancospino, l’Euphorbia e l’Olivo selvatico. Qui vivono alcuni rapaci come il Falco Pellegrino, l’Aquila del Bonelli, l’Assiolo, la Civetta, il Barbagianni e mammiferi come l’Istrice, il Riccio, la Donnola, la Volpe e il Coniglio selvatico.
Monte Sparagio è inoltre custode di pietre particolari attenzionate da alcuni studiosi di archeo-astronomia; veri e propri “calendari di pietra” che i nostri antenati utilizzavano per monitorare l’alternarsi dei mesi e delle stagioni. Fissando le pietre in posizioni strategiche dove, ciclicamente, avveniva che “entrasse” il sole, già migliaia di anni fa, l’uomo imparò a scandire il tempo. Su questi ritmi, più luce o meno luce, sole più o meno alto, organizzarono e regolarono le attività della semina e del raccolto.
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Una di queste “Pagine del Calendario di Pietra” è un trilite la cui parte centrale è allineata con il sole al tramonto nei giorni del solstizio d’inverno, pietra che è stata battezzata “La Porta del Sole”. Questa posizione, in quel momento preciso, quando il sole attraversa quel foro, sa regalare, in assenza di nuvole, una scena davvero suggestiva ed emozionante.
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Una leggenda, legata a questo luogo, racconta che sulla cima del monte si trovasse una roccia piatta e rettangolare, chiamata “Tavula di Turricianu”, attorno alla quale si svolgevano le riunioni di una banda di briganti, formatasi intorno al 1862 con i moti di ribellione alla leva militare obbligatoria, capeggiata da Pasquale Turriciano, un bandito, di origine castellammarese, a cui la leggenda attribuisce grande eroismo e lealtà.