Enogastronomia

Oggi, Santa Lucia, l’eterno appassionante derby: Arancina o Arancino?

Ogni anno, nel giorno di Santa Lucia si riaccende l’eterna discussione, con tifo quasi calcistico, tra Palermo e Catania, tra chi sostiene che l’arancina sia “fimmina” e chi, invece, pensa sia “masculu”.

Note le loro origini arabe. Sembra che gli arabi mangiassero il riso appallottolato con le mani e condito con erbe e carne. Erano soliti dare nome di frutto a ciò che mangiavano perciò nacque questo riferimento all’agrume, arancia, così diffuso in Sicilia. Ben presto fu il cibo preferito alla corte di Federico II di Svevia che viveva a Palermo. Si pensò allora di panarlo e friggerlo per renderlo compatto e croccante. Questo sarebbe 1a 0 per Palermo! Alcuni linguisti ritengono che il nome “arancinu”, nella versione dialettale, derivi dal colore, altri dal diminutivo di “aranciu” come si suole chiamare il frutto in dialetto. Quindi la forma maschile, è contrassegnata come dialettale e di grande valore; ciò sarebbe appannaggio dei catanesi. 0 a 1 per Catania.

La questione è stata affidata persino all’Accademia della Crusca che ha così decretato: “Il giusto non sarebbe né nel genere femminile né in quello maschile. Entrambe le forme sono state consacrate come corrette visto l’uso diatopico del termine, ciò dovuto alla variabile legata all’area di provenienza geografica”. L’accademia della Crusca ha messo quindi pace tra i contendenti, attribuendo dignità e valore a tutte e due le definizioni. Come dire “pareggio a tavolino”.

E quando sembrava che si fosse giunti a una tregua decretata da Linguisti e Crusca e si fosse giunti al punto che “arancinu” fosse la forma dialettale e “arancina” la forma in italiano, con pari dignità, arriva il grande Andrea Camilleri a rimettere di nuovo tutto in discussione con uno dei suoi famosi episodi del Commissario Montalbano. Come dire, punto e a capo!

Quindi continuiamo nel nostro eterno dibattito che danni non apporta a questo delizioso e tanto noto cibo da strada: a Palermo e nell’ovest della Sicilia allora l’arancina resta femmina. A Catania e nell’est della regione maschio. Che la si chiami arancina o arancino poco importa. Le celebri palle di riso, a Catania resteranno a punta, a Palermo rotonde. Altro dibattito se cucinarle alla carne o al burro o nelle varianti più moderne, con prosciutto e formaggio.

Fatto sta che oggi, giorno di Santa Lucia, non c’è famiglia dove non si stiano preparando e friggendo le famosissime palle di riso che fuori, dal campanile, mettono tutti d’accordo sulla loro bontà! Perché qualunque sia il genere di questo street food invidiato e amato da tutti, siamo ben felici di combattere la battaglia tra maschile e femminile a tavola a suon di morsi. Ciò che deve prevalere e che conta è la bontà del cibo e la consapevolezza che, a tavola come nella vita, la diversità arricchisce ed è sempre un valore aggiunto.

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