Come Eravamo

Noi che a scuola andavamo con i libri tenuti da una cinghietta e ci sentivamo grandi

Negli anni ’60, diventare grandi significava anche questo: abbandonare la cartella di finta pelle e portare i libri sottobraccio, stretti in una cinghia elastica. Noi la chiamavamo semplicemente la cinghia o, per distinguerla da quella dei pantaloni di papà, la cinghietta per i libri. Era il segno di un cambiamento importante.

Finita la scuola media inferiore, si entrava nel mondo delle superiori. Due mesi di vacanza e poi, a 14 anni, con i libri legati dalla cinghietta, si prendeva l’autobus per andare in città. Un gesto semplice, ma carico di orgoglio e significato. Come sentirsi adulti, come Lazzarella nel celebre film.

Una cinghietta per sentirsi grandi

La mitica cinghietta per i libri ha accompagnato una generazione intera. Quanti libri ha tenuto stretti, quanti ne ha rovinato o fatto cadere! Ma era più di un semplice accessorio. Era uno status symbol, un segno di emancipazione scolastica.

Alle elementari o alle medie si usava ancora la cartella. Non era vera pelle, più simile al cartone, ma aveva una sua dignità. Alle superiori, però, arrivava la liberazione: i libri uscivano dalla cartella per essere abbracciati dalla cinghietta elastica.

Cinghietta per i libri anni 60
Cinghietta per i libri anni 60 – Foto elaborata con chatgpt

Come funzionava la cinghietta per i libri

La cinghietta si metteva sotto i libri – spesso due o tre – sovrastati da astuccio e panino. Si allungava da entrambi i lati fino a chiuderla con i terminali a incastro, detti “maschio e femmina”. Così stretti, i libri si portavano comodamente sotto il braccio, in un gesto che diventava esercizio mattutino.

Non mancavano gli imprevisti: se la cinghia si rompeva, tutto cadeva a terra tra le risate generali. Erano giochi semplici, tipici di un’adolescenza spensierata. A volte, però, finivano in cinghiate dolorose sui polsi… ma faceva parte del gioco.

L’evoluzione della cinghietta per i libri

Col passare degli anni, arrivarono modelli nuovi. La cinghia autobloccante era una piccola rivoluzione. Si stendeva su un piano, si mettevano i libri sopra e, grazie a un passante, si tirava la cinghia per bloccarli. Così si potevano anche portare sulle spalle, tipo zainetto.

Ogni ragazzo personalizzava la propria: scritte, disegni, autografi. La cinghietta diventava un oggetto unico, quasi un’estensione della propria identità. E faceva tendenza.

Dagli zaini di ieri a quelli di oggi

Poi arrivarono gli zaini, cambiando per sempre il modo di andare a scuola. Oggi sono imbottiti, pieni zeppi di libri, astucci, quaderni. E se un tempo si distingueva tra piccoli e grandi, ora la differenza sta solo nelle decorazioni.

La cultura, però, è sempre in spalla. Che sia in una cinghietta per i libri degli anni ’60 o in uno zaino moderno, resta il carico di sapere – e di ricordi – che ogni studente porta con sé.

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