I “Ciaramiddari”, gli zampognari siciliani e i suoni del Natale che affascinano e fanno sognare
Per cercare le origini della zampogna bisogna andare molto lontano. Si sa che Nerone amasse suonare l’utricularium, forse l’antenato della zampogna, una trasformazione del flauto suonato dal dio Pan per l’innesto di alcune canne in un otre di pelle di capra o di pecora (utricolo), contenente aria. Ma certamente non fu invenzione dei romani; la sua primordiale nascita si fa risalire alle civiltà greche arcaiche che ne consentirono la diffusione in tutto il territorio nazionale con le loro conquiste, in modo particolare nel sud Italia. Nelle varie regioni, per diverse caratterizzazioni, prende nomi diversi.
La zampogna siciliana o “zampogna a paru”, conosciuta col termine dialettale “ciaramedda”, si diffonde a partire dal territorio messinese prima e successivamente dalla provincia di Catania, da Maletto in particolare. Si chiama così perché formata dalla sacca e da cinque canne di cui due, melodiche, di uguale lunghezza (a paru).
In Sicilia si sono formate associazioni di giovani e meno giovani che vogliono mantenere viva questa tradizione, per ripercorrere e consegnare intatte le emozioni di un tempo. E’ usanza che, nel periodo natalizio, le strade, i vicoli e le case si riempiano del suono dolce e malinconico degli zampognari che annunciano il Santo Natale. Si comincia già dal 29 novembre, quando inizia la novena della Immacolata e fino al 6 gennaio, ricorrenza dell’Epifania.
Una tradizione che nasce nel mondo della pastorizia ma, ben presto, diventa appannaggio dei contadini che, a differenza dei pastori che non potevano abbandonare le greggi, si spostavano, “liberi dal feudalesimo”, a dorso di asini e si recavano verso la città sia con lo scopo di allietare le vie, ma soprattutto, con la speranza di portare a casa un contributo in denaro che, generosi “clienti”, offrivano loro assieme a molti regali, frutta e dolci per i bambini. Più tardi, verso la seconda metà del 1900, questa abitudine si diffuse in tutta la Sicilia.
I suonatori delle “ciaramelle” indossavano la “cappuccia”, un lungo e pesante mantello fatto di lana di pecora, trattata, in modo tale da proteggerli dal freddo, con cappuccio. Mettevano in testa la “birritta” e ai piedi scarpe fatte con un pezzo di cuoio di vacca e lunghe corde che legavano attorno ai polpacci. Oggi, durante le feste, o per motivi folcloristici, indossano ancora questo tipo di abbigliamento.
E per le vie si diffonde un canto dolcissimo, il più noto, in tutta Italia, “Tu Scendi dalle Stelle”, scritto, nel 1754, da Sant’Alfonso Maria de Liguori, di origini napoletane. Da allora è una delle canzoni che gli zampognari si tramandano più spesso e nessuno di noi può dire di non averla mai intonata, magari distrattamente, nel momento in cui si accinge a preparare il presepe o mentre è attento ad addobbare l’albero di Natale!