Si narra vi siano stati sepolti vivi due amanti. La Torre di Gliaca e la leggenda di un amore avversato
Espressioni come “mamma li turchi” o “mi sentu pigghiata di turchi” non sono nate dal nulla; sono il risultato di un sentore antico, quando la Sicilia e, principalmente, le sue coste, erano prese d’assedio da pirati che provenivano da Tripoli, Tunisi, Algeri e Orano. Ne è testimonianza quello splendido monumento naturale, la scogliera bianca di Realmonte, nell’agrigentino, chiamata “Scala dei turchi“, nome conferitole perchè veniva presa d’assalto dai Saraceni per saccheggiare il paese.
Questi spargevano il terrore, razziando, non solo le cose, ma anche uomini e donne. A difesa delle coste siciliane fu predisposto un sistema difensivo che facesse “squadra”. Tra il 1535 e il 1543 il viceré Ferrante Gonzaga fece costruire e mettere in funzione una lunga catena di torri costiere, situate in posizioni strategiche tali che, una volta avvistato il nemico, fossero in condizione di avvisarsi l’un l’altro con segnali già predefiniti e ben visibili a distanza: fuochi di notte, grandi fumate di giorno!
Tra le torri adibite a questo scopo difensivo troviamo la torre Gliaca, detta delle Ciavole o Ciaule, forse la più bella fra le torri costiere siciliane sia per lo stato di conservazione che per lo spettacolare contesto naturalistico in cui si inserisce, come una terrazza a picco sul mare, da cui si ammirano sfondi da sogno, Tutt’intorno l’abbracciano bellissime spiaggette.
Torre di guardia sul Tirreno, la Torre delle Ciavole, a Gliaca di Piraino in direzione Gioiosa Marea, nella provincia di Messina, è stata costruita con grossi blocchi di pietra su uno sperone roccioso lambito dal mare, con affaccio privilegiato sulle Eolie. A forma di perfetto parallelepipedo con pianta quadrata, è composta da due piani. All’interno si trova ancora la campana che serviva a lanciare l’allarme agli abitanti del borgo sottostante. Oggi la Torre, purtroppo inaccessibile e pericolosa per il rischio di crolli, non è visitabile.
Questa singolare costruzione prende il nome dalle varie specie di uccelli che, allo stato attuale, la popolano e che hanno fatto in essa e nel suo abbandono, la loro residenza. Sono cornacchie, ghiandaie, corvi, gazze che, con i loro versi, urla, schiamazzi e lamenti hanno, nel tempo, dato voce a una leggenda.
Si narra che la bellissima principessa Maria La Bella, figlia di Francesco I si affacciasse spesso al balcone del Castello di Brolo per salutare l’inamorato che arrivava con una barchetta fino al porto. La passione dei due spasimanti, ostacolata dalle loro famiglie, li aveva spinti ad architettare la fuga d’amore, la famosa “fuitina”.
Ma, spiati e scoperti, furono imprigionati nella cisterna della Torre delle Ciavole, si vocifera, anche sepolti vivi! E, da quella cisterna, a memoria dell’atrocità subita, si alzano al cielo i loro lamenti che, nella fantasia popolare, fatta leggenda, si identificano con le voci delle “ciavole” che popolano e presidiano oggi la bellissima Torre degli avvistamenti.