La leggenda del “lupinaro”, il mostro che ululava alla luna e popolava di incubi le notti dei siciliani
Come scrive il Pitrè, studioso, illustre antropologo siciliano “Non v’è città o paesello che non parli di questo essere soprannaturale e quasi misterioso, a tal punto che è impossibile proporre tutte le leggende”. Si raccomanda, a supporto di tali leggende, di non uscire durante le notti di luna piena, nel caso specifico, trovandosi in Sicilia, per non rischiare di imbattersi in questo abominevole essere che ulula alla luna con strazianti e agghiaccianti latrati, gettando nel panico paesi interi.
E c’è chi spergiura di essersi imbattuto in questo licantropo, lupo-uomo, lupo mannaro che, pur essendo una creatura mitologica, appartenuta al folclore, ha popolato tanti sogni riempiendoli di incubi; sono soprattutto gli anziani che lo descrivono come mostro che gironzola nel buio della notte cercando acqua e tremando in modo spasmodico e sofferente, con il corpo che si trasforma, si piega su se stesso con lunghe braccia pelose; essere spaventoso dal viso orribile cui spuntano denti lunghi e appuntiti e i cui occhi si riempiono di sangue. Un vero mostro che brancola nel buio in cerca di vittime o di un torrente d’acqua per alleviare le sue sofferenze.
Si dice che, dopo aver brancolato nel buio, i lupinari rientrano nelle loro case rivestendosi degli abiti usuali e assumendo le sembianze umane. Solo se si presentano nei loro panni quotidiani, i familiari aprono le porte di casa dove questi esseri spaventosi, raspano 3 volte per farsi riconoscere.
Ancora la credulità popolare afferma che sono destinati ad essere lupi mannari i maschi concepiti in certi momenti specifici, come all’inizio della luna crescente o nella notte che precede il giorno di San Giovanni. o ancora rischia questa sorte chi si addormenta con il viso rivolto verso la luna.
Ci sono addirittura molte testimonianze di chi asserisce di essersi imbattuto in questi mostri e di essersi salvato seguendo alcuni gesti scaramantici come accendere un fuoco o salire tre gradini di una scala. Sicuro metodo per aiutare un parente, o amico, a sottrarsi a questo mal di luna, sempre raccontato da chi è stato preso nelle tenebre di questa diceria, sembra sia quello di avvicinarsi al parente lupinaro in piena trasformazione e pungerlo con un ago d’argento sulla fronte o ricorrere ad altri atti liberatori, addirittura facendo ricorso a benedizioni “salva-lupinaro”.
La credulità popolare e, tanto, l’ignoranza, attribuiva poteri salva-lupinari, a chi fosse nato di venerdì perchè si riteneva che i cosiddetti Vinnirini, fossero in grado, attraverso sepenti velenosi, di contrastare tali esseri spaventosi. Ma, nonostante tanta letteratura salvifera, sembra che di lupi-mannari, in Sicilia, ci siano stati tanti avvistamenti.
Uno fra i tanti, nell’estate del 1943, a Catania nel quartiere Consolazione. In quella notte furono uditi latrati strazianti che gli abitanti del luogo attribuirono a ululati di un lupinaro. Un altro caso di avvistamento si è verificato a Palermo, la notte del due novembre del 1983. Si racconta che un giovane sia stato morso al volto, e di ciò gli sia rimasta la ferita, da una misteriosa figura che venne identificata come “u lupinaru del Politeama”. Nel Messinese, si è addirittura andati oltre attribuendo a tre persone, conosciute ed identificate, il ruolo di licantropi rendendo difficili le loro vite.
Oggi, per fortuna non si crede più a tali racconti, ma chi di noi non ha sentito parlare del lupo mannaro, sempre con quell’accezione paurosa?