In Sicilia esiste un antico rito che scaccia via il malocchio: “a pigghiata a r’occhiu”
Avete mai sentito parlare della “pigghiata a r’occhio”? In Sicilia c’è un’antica credenza popolare secondo la quale è possibile levare il malocchio attraverso un particolare rito. A tutti è capitato di avere un mal di testa improvviso, anche se fino a un minuto prima si era perfettamente in forma. Ebbene, secondo alcuni potrebbe essere un sintomo della “pigghiata a r’occhio”.
L’usanza vuole che colui al quale deve essere “fatta” la funzione per togliere il malocchio debba stare in piedi o seduto. Chi esegue il “rito”, poggia una “mappina”, cioè un pezzo di stoffa, sulla sua testa e sulla “mappina” adagia un piatto con dell’acqua. Il paziente non deve incrociare né gambe, né braccia né nient’altro. L’officiante comincia quindi a recitare il Padre Nostro, l’Ave Maria o qualche altra preghiera e, dopo aver bagnato un dito nell’olio, ne lascia cadere qualche goccia nel piatto che contiene l’acqua, avendo cura di non far sovrapporre le gocce tra loro.
Se le gocce rimangono compatte significa che non si è stati “pigghiati a r’occhio”, se invece le gocce si espandono e si dividono in altre più piccole, fino a dissolversi, significa che si ha il malocchio.
A questo punto l’officiante è autorizzato ed investito del potere di togliere il malocchio e, secondo un’antica usanza tramandata, fa cadere del sale in quattro punti del piatto, come a formare una croce, pronunciando per tre volte l’orazione: “Padre Figlio e Spirito Santo”. Dopo aver fatto questo, intinge un dito, prima nell’olio e poi nel sale, e tocca ripetutamente la fronte del malato, come a volerla “spremere”, per fare uscire il malocchio, seguendo tutta una squenza rituale: prima con una mano sulla fronte e l’altra sulla nuca, poi con le due mani sulle tempie, ripetendo diverse volte questa preghiera:
Occhio malocchio pigghiata d’occhio
nesce u malocchio e trase u bonocchio
Sinni va pa so via
cu Gesù, Giuseppe e Maria.
Terminato il rito deve buttare l’acqua. Non si deve assolutamente buttarla nel lavandino; il rito prevede che questo venga fatto lontano da casa, in modo che il malocchio resti alla larga, mentre si recita questa preghiera:
Acqua e sale pi li mari
acqua e sale pi cue ni vole male
In alcune versioni del rito si lava la testa del malato con il latte, o si cosparge il corpo con unguenti di erbe particolari. Nel caso di veri “professionisti-guaritori”, si racconta, che questi riescano perfino a scoprire chi ha fatto il malocchio. Per molti questo rito è una ciarlataneria, altri però sono pronti a giurare che non è così! E poi come si dice “Non ci credo, ma male non fa”.