di Sergio Pace
“La Caduta al Cedron” è il quinto Sacro Gruppo dei Misteri di Trapani. Affidato al Ceto dei Naviganti, rappresenta la scena in cui Gesù viene arrestato e condotto al Sinedrio. Lungo il tragitto attraversa il torrente Cedron. Gesù scivola e cade. I due sgherri del Sinedrio, su ordine di un tribuno romano, cercano di sollevarlo. La rappresentazione del Cedron non la ritroviamo solamente nella Processione dei Misteri di Trapani, ma anche in quelle di Malaga e Siviglia.
Nella composizione trapanese, opera attribuita secondo alcuni testi a Francesco Nolfo, il Cristo è apprezzabile per la serenità e la bellezza del volto, considerato uno tra i più espressivi dell’intera processione. A far da contraltare alla serenità di Gesù sono la ferocia e la brutalità dei due farisei e del barbuto tribuno. L’intensità dello sguardo di Gesù rivela la sua duplice natura: la sofferenza interiore di un animo umano e la serenità con la quale accetta le umiliazioni, sapendo che tutto ciò che sta passando si legherà alla sfera del divino. La scena che vediamo rappresentata non viene citata nei Vangeli Canonici, ad eccezione del Vangelo secondo Giovanni (18,1), dove viene menzionato il torrente, ma senza alcun riferimento alla caduta.
Il gruppo presenta ricchi ornamenti d’argento e pare, dopo la ricostruzione affidata presumibilmente a Nolfo, sia ancora quello originale. Anche la vara si ritiene non sia stata modificata, tranne le aste dei portatori. Il gruppo prima veniva portato in processione lateralmente. E’ stata effettuata la modifica delle aste per consentire ai fedeli una visione frontale. L’intera opera ha uno stile barocco e originale. Particolare da menzionare, il soldato dietro la figura di Gesù viene soprannominato dal popolo “Neli ca m’budda o “Peppi ceusa.
A Malaga il Sacro Gruppo de “La Caduta al Cedron” viene portato in processione il Mercoledì Santo (i riti della Settimana Santa vengono effettuati dalla Domenica delle Palme al Venerdì Santo, la Domenica di Pasqua le corporazioni accompagnano il Cristo risorto). Nel XVII secolo la parola “ponte” in spagnolo e portoghese era di genere femminile “La Puente”. Da qui il nome del gruppo “Nuestro Padre Jesus de la Puente del Cedròn”, affidato alla Confraternita “Hermandad de la Paloma” (creata nella metà del XVII secolo). Anche qui viene rappresentato il momento in cui Gesù, prigioniero e legato, attraversa il torrente Cedron. Il Cristo è accompagnato da un romano e dal carnefice popolarmente noto come “El Berruguita”, entrambi realizzati nel 1940 dallo scultore granadino Josè Navas Parejo.
L’immagine del Cristo è opera del creatore di immagini sivigliano Juan Manuel Minarro Lopez. L’iconografia complessiva del gruppo in questione infonde nello spettatore sentimenti contrastanti: dalla serenità e sottomissione del Signore legato alla provocazione delle due figure apocrife del boia “Berruguita” e del romano. In molti considerano il “Jesus de la Puente del Cedròn” come la figura più elegante del Nazareno che Minarro Lopez abbia mai realizzato. Il Cristo legato, di bell’aspetto e di notevole qualità artistica, si discosta dall’impostazione statica nell’iconografia tradizionale del Cristo imprigionato per il suo approccio dinamico.
Il volto è un mix di serenità, equilibrio e muto pathos. Impreziosiscono la figura del Cristo metalli, smalti e pietre preziose simboleggianti la grazia, il potere e l’integrità della sua figura durante tutta la Passione. A completare l’immagine del “Signore del Ponte” è la sontuosa tunica di velluto bordeaux, ricamata con fili d’oro e d’argento, realizzata dalla ricamatrice di Malaga Teresa de Linde nella seconda metà del XVIII secolo. Si tratta del ricamo più antico che viene lavorato durante la Settimana Santa.
Il nome “Cedron” unisce i misteri di Trapani e Malaga, anche se nell’area malagueña è inteso più come “passaggio del ponte” che come “caduta al ponte”. I ceti di riferimento sono gli stessi: “naviganti” e “marineros”. Nella Processione di Trapani il gruppo è un complesso unico, dove le statue prevalgono su tutto il resto. Le vare, infatti, non hanno alcun valore artistico, servono come sostegno. A Malaga le vare somigliavano a quelle di Trapani. Questo fino all’inizio del XX secolo. I gruppi in quel periodo venivano allestiti all’interno delle varie chiese. La dimensioni, dunque, dovevano essere proporzionate a quelle del portone. In seguito, su ordine del vescovo della Diocesi, venne proibito l’allestimento delle vare all’interno delle chiese. Ciò si rese ancor di più necessario dal momento che i gruppi furono tutti distrutti nel corso della guerra civile degli anni ’40 del secolo scorso. I nuovi troni o vare vennero allestiti così all’esterno, all’aperto e poi in grandi capannoni.
Con lo sviluppo del turismo si iniziò a costruire vare, troni e pasos sempre più grandi, allontanandosi maggiormente dai Misteri di Trapani. Alcuni numeri testimoniano questo importante passaggio nella storia dei “troni” di Malaga. Il gruppo del Cedron, infatti, prima era portato da 16 persone, mentre oggi viene condotto da 260 persone. I misteri di Trapani e Malaga, portati a spalla, sono caratterizzati dalla classica “annacata”. Diversi sono i modi con cui si impartiscono gli ordini ai portatori. A Malaga gli “hombres de trono” sono richiamati da uno, due o tre colpi di campana che viene portata dalla vara. A Trapani, invece, viene utilizzata la tradizionale “ciaccola”.
Fonti: unionemaestranze.it – processionimisteritp.it – beppinotartaro.it – https://lapuenteylapaloma.com