E’ il re del carnevale siciliano: Peppe Nappa, sempre pronto ad arraffare cibo e vino buono
Quasi tutte le manifestazioni tradizionali hanno origini legate alle stagioni e all’agricoltura. Così anche le maschere, che vengono dalla commedia dell’arte e dal teatro dei burattini, nascevano con l’intento di salutare la stagione invernale ed aprire alla primavera, con l’augurio di buona stagionalità e prosperità.
Come tutte le regioni italiane, dove troviamo i vari Arlecchino, Pantalone, Pulcinella e, ancora, Balanzone, Colombina e Rugantino, anche la Sicilia ha le sue maschere che accompagnano le sfilate carnevaleshe come l’Abbattazzu ad Acireale, U Riavulicchiu a Corleone, la Vecchia di li Fusa a Modica, il Mastro di Campo a Mezzojuso, il Re Carnevale ad Avola, il Nannu e la Nanna a Termini Imerese e ancora altri come Dottori o Baroni ecc.
Ma la maschera siciliana più rappresentativa a livello regionale è Peppe Nappa. Non si sa con certezza se sia nata a Palermo, Messina o Trapani o altrove in Sicilia, ma sappiamo sicuramente che è stata adottata dal comitato organizzativo del Carnevale di Sciacca, dove sfila con successo dagli anni ’50.
Ma chi è Peppe Nappa? Peppe Nappa, dove il nomignolo nappa in dialetto siciliano significa “toppa”, si riconosce facilmente tra i carri della sfilata. Indossa grandi casacche, pantaloni azzurri molto grandi e un cappellino di feltro verde o bianco. Viene rappresentato come un personaggio inaffidabile, pigro, un servitore molto goloso che traffica sempre in cucina pronto ad annusare e arraffare cibo e vino. Salta, fa pirolette e casca dal sonno tanto che lo si rappresenta sempre nell’atto di sbadigliare. Nel corso della sfilata carnevalesca di Sciacca, “viaggia” su un carro diverso dagli altri. Il suo è un carro fuori concorso, perchè in quei giorni, Peppe Nappa riveste i panni di Sindaco di Sciacca ed è lui che dà il via alla manifestazione.
Da poco più di trentanni dal carro di Peppe Nappa, si distribuisce alla gente, che segue la manifestazione, salsicce alla brace, caramelle, vino e spremute d’arancia del luogo. Alla fine Peppe Nappa viene dato alle fiamme secondo una credenza pagana, al centro della piazza, e intorno a lui si balla sulle note di canti tipici dedicati alla maschera.