A Novara di Sicilia si trova uno degli ultimi mulini ad acqua d’Italia dove si macinano i grani antichi
Foto di copertina di Fabio Messina – Racconto di Sicilia
L’uso del mulino ad acqua precede l’utilizzo del mulino a vento. Il suo sviluppo è avvenuto parallelamente alla fine della schiavitù. L’utilizzo più antico è stato per la macinatura dei cereali. Un mulino ad acqua o mulino idraulico è un impianto destinato ad utilizzare l’energia idraulica, prodotta dalla forza di un corso d’acqua canalizzato, trasformandola in energia meccanica utile a far girare la ruota del mulino. Nelle regioni costiere, anche i movimenti delle maree, sono stati sfruttati per il funzionamento dei mulini ad acqua sia per macinare le granaglie che per azionare altre macchine, nell’industria tessile e conciaria, metalmeccanica, ecc.
I mulini ad acqua sono considerati beni culturali e in tutta Italia sono oggetto di valorizzazione anche turistica. assieme a tutte quelle strutture create dall’uomo per incanalare l’acqua, raccoglierla e utilizzarla come forza motrice. Sono stati attivi fino a pochi decenni or sono e alcuni funzionano ancora.
In Contrada Giorginaro Piano Don Michele, a Novara di Sicilia, in uno dei borghi più belli d’Italia in provincia di Messina, è possibile vivere il fascino delle tradizioni antiche in uno degli ultimi mulini ad acqua esistenti in Italia e ancora attivi, a ruota orizzontale, ancora oggi all’avanguardia per la produzione di farine da grani antichi siciliani come Maiorca, il grano antico tenero usato per i dolci e i biscotti, Perciasacchi, il grano originale oggi conosciuto come “kamut”, Tumminia, Russello
Una volta nel borgo, arroccato a 600 metri sui monti Peloritani, esistevano 14 mulini ad acqua, tutti collocati lungo il torrente San Giorgio. I 14 mulini utilizzavano a cascata, uno sotto l’altro lo stesso cadere dell’acqua. A volte chi stava più in alto diminuiva la portata dell’ acqua del torrente o addirittura deviava il corso dell’acqua a discapito dei mulini che stavano sotto. Da qui l’espressione “portare acqua al proprio mulino”. Ora ne sono rimasti due o tre dei 14 mulini, ma solo uno tra essi, chiamato appunto “giorginaro”, è attivo per circa 10 mesi all’anno.
Chi arriva al Mulino Giorginaro ha la sensazione di trovarsi in un posto fatato, fuori dal tempo; tutto sembra fermo nel tempo, in quel tempo in cui uomo e natura facevano parte di uno stesso creato, in armonia con i colori, i profumi e persino con uno scroscio d’acqua e il rumore insospettato e sconosciuto di una “ruota” di pietra che gira lentamente, regalando uno sbuffare che è una manciata di farina. Una favola ma è realtà!
Una tradizione familiare che rinnova da secoli la magia del grano che si trasforma in farina. Un profumo buono, di tempi andati, di ritorno alla natura, un profumo intenso che si diffonde nella stanza dove Ugo Affannato e il figlio Mario tengono in vita, non senza difficoltà, con amore e passione, il mulino e la sua memoria. La casa in pietra porta la data di costruzione incisa sulla cornice della porta d’ingresso, 1690.
A Cava D’Ispica, ne ho visitato un’altro ancora funzionante. Meraviglioso 🤩
Mi ricorda tanto il senso di profonda nostalgia per le tradizioni che trasuda dal romanzo The Mill on the Floss
Molto belo, il mio bisnonno era mugnaio in Toscana nel 800.