Tradizioni

S. Biagio Platani e gli archi di Pasqua, le grandi architetture che addobbano a festa le vie del paese

San Biagio Platani adagiato sul versante di una collina, nell’entroterra agrigentino, conta poco più di 4000 abitanti. Deve il suo nome al patrono, San Biagio appunto, e al fiume Platani che scorre nei suoi pressi. L’economia del paese si basa soprattutto sull’agricoltura, con abbondanti produzioni di cereali, olive, mandorle e pistacchi, e sulla pastorizia, con prevalenza di allevamento ovino. Fiorente l’artigianato di oggetti lavorati su legno e pietra.

San Biagio Platani, archi di Pasqua – Foto di Cipriano Messina

Un paese che vive di natura incontaminata, di turismo, di miti e di tradizioni che si perpetuano in certe occasioni. La più famosa è quella degli Archi di Pasqua che si manifesta nella Settimana Santa. E’ una tradizione che nasce subito dopo la fondazione del paese, nella seconda metà del seicento. La preparazione inizia qualche mese prima della Pasqua. Gli abitanti di San Biagio Platani raccolgono e mettono da parte, lavorano, intrecciano e si adoperano a costruire queste meravigliose strutture per far bella la cittadina, utilizzando una grande quantità di materiale, tutto naturale come le canne, il salice, l’asparago, l’alloro, il rosmarino, i cereali, i datteri, le palme e inoltre fiori, arance e pani ricoperti di zucchero. Le grandiosi costruzioni artistiche, vengono poi disposte lungo tutto il corso Umberto, la via principale del paese.

San Biagio Platani, archi di Pasqua – Foto di Cipriano Messina

Questa manifestazione nasce dal culto della Madonna e di Cristo; il paese si divide, simbolicamente, in due confraternite, quella dei Madunnara e quella dei Signurara, che, ogni anno, si sfidano in una competizione appassionante, che si conclude la notte di sabato, quando ciascuna confraternita allestisce la parte del corso che le compete. Tutto l’insieme si compone di grandiose costruzioni artistiche, di archi, cupole, e campanili che vengono dislocate lungo tutto il corso Umberto. L’entrata rappresenta la facciata di una chiesa, il viale, riccamente addobbato anch’esso, rappresenta la navata e l’arco, opposto all’entrata, l’abside della chiesa stessa. La parte più importante degli allestimenti sono gli archi centrali sotto i quali, la domenica mattina, avviene l’incontro tra Gesù risorto e la Madonna.

Di anno in anno, si rifanno gli abbellimenti del corso Umberto, mentre resta invariata la struttura architettonica, costituita dall’entrata, dal viale e dall’arco. Dopo la celebrazione della settimana Santa i lavori creati per tale manifestazione vengono portati e restano in esposizione, assieme a quelli delle stagioni precedenti, al Museo degli Archi di Pasqua.

Nel 700, periodo di grande miseria, questi archi, sui quali erano sistemati questi pani ricoperti di zucchero, servivano, appunto, a far dimenticare la povertà. Oggi questa manifestazione ha perso in parte l’originale significato economico sociale ma, pur continuando ad essere sentita come momento religioso, intimo di avvicinamento, di pace e di raccoglimento, ha assunto anche un significato di attrazione che porta una grande folla di turisti ad assistere a questo spettacolo religioso, culturale ed artistico insieme.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button