Il fico d’India: pianta simbolo della Sicilia e frutto della salute
Il ficodindia o fico d’India venne scoperto per la prima volta nel 1500 dagli spagnoli in Messico i quali si premurarono subito di esportarlo in Europa. In Sicilia grazie al clima la nuova pianta attecchì molto facilmente ed ebbe da subito un notevole successo.
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Sul fico d’India, lo scrittore e antropologo siciliano Giuseppe Pitrè si inventò anche una leggenda, la quale racconta che “lu peri di ficurinia” in origine era una pianta velenosa, portata in Sicilia dagli arabi per uccidere i siciliani e che il buon Dio, che tanto amava i siciliani, li avrebbe resi dolcissimi ed anche benefici per la salute.
È una pianta dagli svariati usi; dal succo di fichi d’India con l’aggiunta di un po’ di zucchero si ottiene un ottimo sciroppo contro la tosse. Con i fiori secchi si fa un decotto che calma le coliche renali e le infiammazioni.
Studi medici hanno evidenziato che il succo delle pale di fico d’India abbassano la glicemia nel sangue e il colesterolo. Infatti, le fibre presenti nella pianta, pectine, cellulosa ed emicellulosa, sembra che interferiscano con l’assorbimento del glucosio.
I deliziosi frutti della pianta sono di differenti colori a seconda della varietà: giallo-arancione nella varietà sulfarina, rosso porpora nella varietà sanguigna e bianco nella muscaredda.
Insomma, secondo quanto scritto dal Pitrè nella leggenda gli arabi volevano avvelenarci ma invece finirono per regalarci una delle piante più belle e più buone che spontaneamente nascono in Sicilia.