Tutte le proprietà dell’acqua “vugghiuta”. Il digestivo siciliano dal potere afrodisiaco
Chi di noi non è mai ricorso a una bevanda calda che faciliti la digestione? Ce ne sono tante in commercio di tisane, molte a base di finocchio, considerato digestivo per eccellenza, altre più di moda negli ultimi tempi! Ci è capitato spesso di fare un’abbuffata in compagnia, per le feste o per qualche speciale occasione con amici e parenti. Spesso ci lasciamo andare ma poi son dolori e arriva quel gonfiore caratteristico e quel tanto conosciuto mal di “panza”.
E se in casa non abbiamo preparati, camomille, tisane o altro, un buon canarino è “l’acqua supra u focu” per alleggerire lo stomaco e agevolare la digestione.
Lo si prepara mettendo a bollire l’acqua con 3 pezzetti di scorza di limone. Tre è il numero giusto. Mentre bolle, l’acqua assume quel colore giallo intenso che dà il nome alla bevanda. Se poi vogliamo aumentarne l’effetto aggiungiamo 3 pezzettini di foglia d’alloro e un cucchiaino di zucchero e il risultato è garantito, così la nostra pancia poco alla volta si rasserena e si placa la turbolenza. Se poi si esorcizza ripetendo “vivi ca ti passa tuttu” l’effetto calmante è immediato e sicuro.
Non ci sono basi scientifiche né studi di medicina applicata, ma sono noti e sanno di miracoloso gli effetti delle proprietà del limone e dell’alloro per la presenza dei loro olii essenziali, magari combinati con una punta di bicarbonato.
Una leggenda può servire ad incentivare l’uso del canarino cui vanno attribuiti poteri afrodisiaci. Si racconta infatti che il “canarino”, con l’aggiunta di un po’ di vino, sia stato offerto dalla regina Climene a Dafni. Questi era nato in un bosco di alloro, vicino alla vallata del fiume Irminio nel ragusano, era sposo della ninfa Achenais, che gli fece giurare di non esserle mai infedele, ed era genero della temibile Era.
Pare infatti che la semplice “‘acqua vugghiuta” mescolata al vino siciliano sia un afrodisiaco incredibile. Infatti Dafni, dopo aver bevuto l’intruglio si scordò di moglie e suocera e si scatenò in una appassionata notte d’amore con la regina, mettendo in atto tutte le più efficaci strategie dell’arte amatoria.
Fulmini e saette da parte della suocera Era che, per punizione, lo accecò. La leggenda narra che il povero Dafni trascorse tanti anni tra le campagne siciliane a comporre e declamare pastorali e a urlare il proprio dolore senza trovare mai pace. Disperato alla fine cercò di uccidersi buttandosi da una rupe, la Rocca di Cefalù, ma il dio Dionisio lo trasformò in uno scoglio.
Secondo la tradizione quella rupe sorge ancora oggi sul mare di Cefalù, e in quel luogo sembra si respiri un’aria di tristezza. La rupe è oggi inserita nel registro dei luoghi e dell’identità della memoria della Regione Siciliana.