Tra antichi vigneti e tramonti magici c’è Mozia: l’isola fenicia dagli inestimabili tesori
L’isola di Mozia fa parte dell’arcipelago della laguna dello Stagnone di Marsala e rappresenta una delle mete turistiche più apprezzate della provincia trapanese.
Nell’VIII sec. a.C. i fenici ne fecero un’importante stazione commerciale e punto di attracco per le loro navi in rotta nel Mediterraneo; testimonianza di questo periodo storico, sono i numerosi reperti archeologici, alcuni dei quali oggi sommersi dal mare e che fanno di questo suolo un sito archeologico dal valore inestimabile.
La sua fama è strettamente legata alla figura dell’archeologo Giuseppe Whitakher, nobile inglese della fine dell’800, che, stabilitosi in Sicilia insieme alla sua famiglia avviò un fiorente commercio di esportazione di vino Marsala mantenendo sull’isola la coltura dell’uva Grillo.
Whitakher condusse sull’isola un’importante campagna di scavi che portò alla luce la necropoli arcaica, il santuario fenicio-punico del Cappiddazzu, la casa dei mosaici, il tofet e le zone di Porta Sud, Porta Nord e della Casermetta.
Mozia ospita oggi uno dei più importanti musei della provincia di Trapani di proprietà della Fondazione Whitaker. Il giovinetto di Mozia, rappresenta il reperto archeologico più prestigioso e rappresentativo dell’isola.
L’accesso all’isola è consentito tramite due imbarcaderi privati che permettono di visitare anche le altre isole dello Stagnone. Mozia è raggiungibile anche a piedi, grazie a un’antica strada punica che storicamente era utilizzata dai carri trainati dai cavalli, oggi sommersa e percorribile solo durante la bassa marea, un’esperienza davvero particolare che offre ai turisti la sensazione di camminare sulle acque.