Tradizioni

Le cene di San Giuseppe: un rito antico dove si mescolano fede, arte e tradizione gastronomica

Le cene di San Giuseppe sono un rito molto sentito e partecipato in Sicilia. La grande devozione per San Giuseppe, padre putativo di Gesù, sull’isola, si manifesta con grandi celebrazioni in onore del Santo riconosciuto come il protettore dei bisognosi. Una leggenda narra come San Giuseppe fosse venuto in soccorso del popolo fedele che lo pregò, con grande devozione, perché allentasse i morsi della carestia dovuta a una lunga siccità.

Cena di San Giuseppe – Foto di Antonio Pignato – CC BY-SA 4.0 Wikimedia Commons

Per ringraziare del miracolo avvenuto, ogni anno, come promesso nelle preghiere, si allestiscono tavolate riccamente imbandite di cibarie varie, offerte come ex voto, dove l’arte culinaria dei siciliani dà il meglio di sè. Protagonista assoluto, soprattutto in alcuni paesi dell’entroterra siciliano è il pane, dalle forme particolari, che deve raffigurare gli oggetti quotidiani del Santo falegname.

Le tavolate di San Giuseppe ovvero “Tavuli ri San Giuseppi”, usanza che affonda le sue radici nel medioevo, vengono preparate nelle case dei devoti che per tutta la giornata restano aperte al pubblico. Vengono allestite anche nelle vie cittadine, o in spazi comuni e hanno un significato ben preciso sia nella preparazione che nell’ordine della distribuzione delle pietanze. Sono veri e propri banchetti traboccanti di decorazioni e cibi tradizionali e il rito delle tavolate prende nomi diversi di paese in paese. Così diventa cena, ammitu, artaru, o tavulata, ma tutti conservano quello spirito di carità cristiana nei confronti dei più poveri.

Salemi – Altare di San Giuseppe – Foto di Custonaciweb.it

Per la preparazione delle pietanze, chi predispone un suo spazio per imbandire la tavolata di San Giuseppe chiede la collaborazione di parenti, amici e vicini di casa, perché il cibo deve essere preparato secondo la tradizione, in casa, mai comprato già pronto. Infatti si comincia a preparare il tutto giorni prima così che il frutto del lavoro corale, di collaborazione e di sentita partecipazione deve essere pronto per la sera del 18 Marzo, momento in cui avviene la benedizione degli “altari”.

C’è un’arte tutta particolare nell’apparecchiare le tavolate con merletti, lenzuolini e immagini di San Giuseppe. Oltre al pane, lavorato artisticamente e con i suoi specifici significati, non manca sulle tavolate la pasta con le sarde e finocchietto; sono presenti salsicce, salami e formaggi vari; verdure fritte come broccoli e cardi ; immancabili i dolci come cannoli, cassate, pignolata, cassatelle; tanta frutta, verdure varie e bevande.

Pietanze cena di San Giuseppe – Foto di Santuario Custonaci

La tradizione si rinnova ogni anno con la presenza di tre figuranti che rappresentano “La Sacra Famiglia” nelle figure di San Giuseppe, Gesù Bambino e la Madonna, accompagnati da San Gioacchino e Sant’Anna. Queste figure incarnano lo spirito della carità cristiana nei confronti dei più poveri. Infatti originariamente il banchetto era offerto ai bisognosi e agli orfani del vicinato, i vicineddi o virgineddi. In effetti chiunque visiti le tavolate può gustare le prelibatezze messe a disposizione dal proprietario.

In alcuni paesi dell’entroterra siciliano il banchetto, detto consolo, rappresenterebbe il pranzo di consolazione per la Madonna che aveva perso San Giuseppe. In altri paesi la festa di San Giuseppe si celebra con l’accensione dei falò, le Vampe perché la coincidenza con l’equinozio di primavera dà spazio al sentimento di rinascita e di risveglio dal torpore invernale.

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