Leggende

Storia e leggenda del dolce simbolo della pasticceria siciliana: sua maestà il cannolo

Come sempre, nel tentativo di dare una spiegazione e rispondere alle numerose domande che affollano la mente umana, le leggende sono pronte a mettersi in moto e, quando si tratta di dolci, sono particolarmente gradite. Nel caso di questa leggenda, o meglio di queste leggende, le spiegazioni sono altresì intriganti.

Il cannolo siciliano si dice sia nato, come ormai accreditato, a Caltanissetta, la città che prende il nome dall’arabo “Kalt et Nissa” che si traduce letteralmente in “Castello delle Donne”. Questo nome è dovuto alla presenza, durante la dominazione araba, di molti harem di emiri saraceni. Si narra che le numerose donne dell’harem, annoiate in assenza del loro sultano, impiegassero il loro tempo preparando leccornie, le più varie ed elaborate, soprattutto, sembra, si dedicassero con più solerzia, a creare dolci per rendere più piacevoli le attenzioni di lui.

Cannolo Siciliano – Foto di CustonaciWeb

Durante uno di questi momenti “creativi” hanno inventato il cannolo cercando di modificare un antico dolce arabo, inequivocabile simbolo delle doti amatorie del sultano. Il dolce arabo, in questione, a forma di banana, era farcito con un composto a base di latte, mandorle e miele. Altra leggenda, un po’ più castigata, vuole attribuire l’invenzione del dolce alla creatività delle suore di un convento, sempre a Caltanissetta e che il nome cannolo sia scaturito per caso, quando per uno scherzo di Carnevale, si fece uscire dal rubinetto, che in dialetto viene chiamato appunto cannolo, ricotta al posto dell’acqua.

Qualunque sia stato il momento e la motivazione dell’invenzione non è difficile legare le due leggende conoscendo l’abilità degli arabi nell’arte dolciaria e la loro maestria nel lavorare la ricotta con la frutta candita, mescolarla con pezzetti di cioccolato, con aggiunta di gocce di liquore. Infatti, con la fine della dominazione araba, molte donne abbandonarono gli harem e tantissime di loro si rifugiarono nei conventi dove continuarono l’arte di riprodurre quel dolce con cui avevano cercato di accattivarsi le grazie del loro sultano.

Che siano state le suore di un convento o le donne di un sultano rifugiatesi nei conventi, poco importa a noi oggi; le ringraziamo tutte con immensa gratitudine per averci concesso di conoscere, gustare e amare un dolce così straordinario che tutto il mondo ci invidia.

Un vero cannolo siciliano deve essere farcito al momento di servirlo perché la cialda resti fragrante, si possa spezzettare al primo morso penetrando nella crema morbida e voluttuosa. Un morso di piacere che mescoli fragranza e morbidezza raggiungendo l’apice nella dolce impalpabilità dello zucchero a velo. Un momento di estasi che ci fa ringraziare le donne del sultano e le suore per averci regalato questa emozione irrinunciabile.

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