Siciliani, accoglienti e dal grande cuore. Le origini del Popolo Siciliano
La storia del Popolo Siciliano si perde nei millenni. Studi approfonditi fanno risalire le origini del nostro popolo al Paleolitico, in quel periodo nel quale tutto il mondo era attraversato da sconvolgimenti geologici e climatici a causa dello scioglimento dei grandi ghiacciai. Nel mediterraneo sorgevano molte isole che sono state sommerse, la Sicilia era unita alla penisola, anche gli arcipelaghi che ruotano intorno alla nostra isola erano un tutt’uno con le terre emerse. Probabilmente anche la costa tunisina era unita alla Sicilia.
Per conoscere cosa sia successo ai popoli che sono sopravvissuti a quei fenomeni naturali, ci affidiamo ai racconti mitici, forse non troppo. Omero parla di una specie di giganti antropofagi e dei Ciclopi. Si spiegherebbero così le gigantesche rocce che si trovano all’interno dell’altipiano dell’Argimusco sui Monti Nebrodi, dei veri e propri Stonehenge di Sicilia. Altre testimonianze le troviamo nelle incisioni nelle grotte dell’Addaura e nella Grotta dei Cervi a Levanzo. Poi si arriva ai Sikani, i primi abitanti siciliani che alcuni storici ritengono autoctoni mentre altri li fanno provenire dall’Iberia.
Probabilmente era in corso uno spostamento di popolazioni mediterranee e afro-sahariane, che andavano alla ricerca di terre fertili e acque abbondanti. Là dove si fermavano si fondevano con le popolazioni autoctone dando origine a culture differenziate, incrociate ed arricchite. Così nasceva il Neolitico. Dove si fermavano, davano origine a quei monumenti giganti, “megalitici”, oggetto di culti, di cui è ricca la Sicilia, la Sardegna, la Francia, la Spagna ecc, molti dei quali andarono distrutti nel tempo.
Queste popolazioni si dedicavano all’agricoltura, all’allevamento e a tante altre attività connesse con il lavoro manuale, l’artigianato, i cui prodotti furono oggetto di scambi e di commerci, tanto da far nascere il concetto di mediterraneità che accomunava tutti i paesi che si affacciavano e transitavano sul “mare nostrum”. Forse in questo periodo storico possiamo parlare dell’esistenza dei nostri antenati. E nel periodo dell’Età del Bronzo, si può datare l’arrivo nella nostra isola dei Sikuli, provenienti dall’oriente. Giunsero in Sicilia e si mescolarono ai gruppi già residenti. Inizialmente si fermarono nella parte orientale dell’isola; avevano il cavallo addomesticato e sapevano lavorare il bronzo. Si integrarono pacificamente tanto da dare vita a un’unica etnia insulare.
Poi arrivarono i popoli che abitavano l’odierna Grecia, i Sikelioti, con i quali nacque una scrittura che, graficamente, assomigliava a quella ellenica ma foneticamente esprimeva la lingua sikula. Con l’arrivo dei Romani le cose, dal punto di vista dell’integrazione dei popoli, non cambiarono troppo. Furono colonizzatori ma i Sikelioti, restarono com’erano e la loro lingua venne parlata insieme a varianti del Greco e al Latino,
Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, la Sicilia fu invasa e devastata dai così detti “barbari”, Vandali e successivamente Ostrogoti che portarono, con ruberie e devastazioni, alla decadenza dell’isola e a una drastica decimazione della popolazione. Di quel periodo restano necropoli rupestri, resti di fortezze e le rovine di qualche santuario.
Bisogna aspettare il IX secolo quando arrivarono Arabi, Berberi, e perfino gruppi di Persiani, per ritrovare un periodo di rinascita. Si ebbe una pacifica fusione con i nuovi arrivati che diventarono i nuovi Siciliani e si diede il via ad una civiltà splendida, elegante, col culto del bello. L’isola si coprì di orti e giardini. Nacquero città e palazzi sul modello islamico, Si diede spazio alla cultura che con la poesia, la danza, la musica, le arti e le scienze raggiunse risultati di altissimo livello.
Nel Natale del 1130, Ruggero II d’Altavilla, dopo aver scacciato dall’isola gli arabi viene incoronato re di Sicilia. E’ un regno, quello di Ruggero II, caratterizzato dalla tolleranza per tutte le fedi, razze e lingue. Egli stesso si circonda di consiglieri e uomini di ogni nazionalità. I Normanni portarono in Sicilia il culto cristiano latino e costruiscono castelli, chiese e imponenti cattedrali.
Nel 1266, quando Manfredi di Sicilia, figlio naturale di Federico II di Svevia, venne sconfitto e ucciso da Carlo d’Angiò, fratello del re di Francia, inizia per la Sicilia il periodo della dominazione Angioina. Un governo breve, conclusosi nel 1282 con la rivolta dei Vespri siciliani e la conquista aragonese. Si susseguirono, fino ad arrivare allo sbarco dei mille e all’unità d’Italia, i Sabaudi, gli Austriaci e di nuovo la Spagna con la dinastia dei Borboni.
Quello che siamo noi oggi è questo: tante culture, tanti popoli, un’etnia ricca, con una prevalenza arabo-berbera, soprattutto nella Sicilia occidentale e meridionale, e con un’impronta rilevante greca, nella Sicilia orientale. Siamo imparentati con i nostri vicini e anche meno vicini, quei liguri e lombardi che lasciarono loro testimonianze nella Sicilia Centro-orientale. Persino nei caratteri somatici della popolazione siciliana troviamo l’impronta dei nostri “dominatori”. C’è il biondo che non è, come si potrebbe pensare, derivato dal nordico normanno o svevo ma dal berbero dalle tinte biondo-rossicce, dai capelli mossi, occhi tendenti al verde. Questa caratteristica del colore rosso testimonia la larga diffusione del cognome Russo.
Noi siamo Siciliani, Greci, Occitani, Normanni, Angioini, Spagnoli, Asburgici, Cretesi, Palestinesi, Marocchini, Libici. Un popolo unico e, come diciamo noi, “Nuautri semu Siciliani”, un popolo nato da un intreccio fitto di etnie e relazioni dovute a migrazioni, scambi e trasformazioni. E’ sufficiente visitare il duomo di Monreale, quello di Cefalù e la Cappella Palatina a Palermo per renderci conto di quale fusione di culture si siano concretizzate nella nostra isola.