Arte

Antonello da Messina: il siciliano diventato uno dei più grandi pittori rinascimentali d’Italia

La vita e le opere di Antonello da Messina (Antonio de Antoni, 1430-1479) non hanno avuto subito la notorietà e la visbilità che meritavano. La vita del pittore e dell’uomo siciliano per molto tempo è stata avvolta da aloni di leggenda. Dopo lunghi anni di silenzio, solo recentemente è stato dato il giusto valore al suo profilo artistico ricostruendo le tappe della sua vita e della sua formazione artistica.

Sembra, verosimilmente, che l’apice della sua formazione sia da datare tra il 1445 e il 1455 nella scuola di cultura fiamminga a Napoli. Dopo Napoli si recò a Venezia e vi rimase per circa un anno. Qui diede vita al San Girolamo nello studio, uno dei suoi più noti capolavori e alla Crocifissione di Anversa. In queste opere è evidente l’influsso della tradizione cromatica e luministica dell’arte veneta dove emerge la tendenza a fondere le figure e il paesaggio intorno, dove le forme e i colori creano suggestioni particolari.

Ritratto d’uomo, probabile autoritratto di Antonello Da Messina – Pubblico dominio, Wikimedia Commons

Altra pietra miliare, nella crescita artistica di Antonello da Messina, fu l’ammirazione e il confronto che, il siciliano, ebbe con Piero della Francesca. Dopo aver rifiutato l’offerta, a Milano, di diventare ritrattista ufficiale per gli Sforza, decise di rientrare in Sicilia. Qui aprì una sua bottega artigiana dove è evidente l’influenza fiamminga che, come il Vasari riporta nelle sue “Vite”, fu la prima dove si sperimentò la pittura ad olio di derivazione fiamminga e dove si raggiunsero alti livelli di conoscenza e abilità tali da entrare in competizione con i maestri.

Antonello da Messina, iniziò a farsi conoscere come ritrattista, arte nella quale era insuperabile; non trascurava i particolari, dai quali era possibile intravedere le emozioni dei visi ritratti. Tra i più famosi il suo Ritratto d’uomo con berretto rosso che, secondo la tradizione, è un autoritratto dell’artista, opera oggi al museo civico d’arte antica di Torino.

Uno dei suoi più affascinanti capolavori è l’Annunziata di Palermo, dove il ritratto della Vergine, verosimilmente mentre sta ricevendo la visita dell’angelo che le sta annunciando la prossima maternità, ha l’aspetto di una giovane e bella donna del Sud, dal colorito olivastro. Questa la magia della pittura di Antonello, quella di rendere il sacro vicino, facile da capire e in cui identificarsi. Altri suoi capolavori di sicura influenza fiamminga e provenzale sono il San Girolamo penitente, oggi presso il museo nazionale di Reggio Calabria, e il Ritratto virile, conservato al museo di Cefalù.

Tra le numerose opere a lui attribuite vi sono ancora il Polittico di San Gregorio, la Pala di San Cassiano, La Pietà, il San Sebastiano, e il Cristo alla Colonna. Antonello rimase a Messina fino alla morte che sopraggiunse nel febbraio del 1479.

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