La Palazzina Cinese di Palermo: l’antica dimora reale in stile orientale, nel parco della Favorita
La Palazzina Cinese si trova in Viale Duca degli Abruzzi 1, a Palermo, ai confini del Parco della Favorita e della Riserva di Monte Pellegrino. Questo edificio racchiude un’interessante storia e un insieme di stili. Molti credono che si chiami così poiché costruita dai cinesi: a essere cinese è, invece, la moda, del periodo, di utilizzare decorazioni orientaleggianti, come evidente anche dall’esterno.
La costruzione originale di questa Palazzina Cinese, nome con il quale la conoscono tutti, ma che ufficialmente è la Real Casina Cinese, risale al 1790 quando il barone Benedetto Lombardo della Scala fece costruire il primo edificio in stile cinese in Sicilia. Si trattava di una casina in legno e pietra, utilizzata durante le battute di caccia, che molto probabilmente sarebbe passata inosservata se non fosse diventata successivamente dimora del re.
Nel 1798 re Ferdinando IV Di Borbone e la moglie Maria Carolina, costretti a fuggire da Napoli a causa dell’avanzata napoleonica, si trasferirono a Palermo. Il re sentiva fortemente la necessità di replicare la Villa Favorita di Ercolano, dove solitamente si recava per dedicarsi alla caccia, il suo passatempo preferito. Dopo avere individuato la verde zona della piana dei colli, lui e la moglie si imbatterono nella casina in stile cinese e se ne innamorarono a prima vista.
La Casina dei Colli, che aveva subito incantato il re e la regina, mal si adattava ad una residenza reale, perciò re Ferdinando, ne dispose una ristrutturazione che doveva comunque lasciare invariato il carattere esotico e lo stile orientaleggiante voluto dal primo ideatore e committente, il barone Benedetto Lombardo della Scala. Grazie ad una serie di concessioni e a terreni confiscati, il re divenne proprietario sia della casina che di circa 400 ettari di terreno, che verranno trasformati nel Reale Parco della Favorita. A realizzare la Palazzina Cinese il re chiamò il più famoso architetto del periodo, ovvero Venanzio Marvuglia che era anche l’autore dell’opera precedente e mantenne lo stile orientale: il corpo centrale termina in alto con un tetto a pagoda ed è sorretto da un tamburo ottagonale. Marvuglia lasciò invariata la disposizione delle camere e si limitò ad abbellire le stanze con decori in stile orientale. I mobili invece sono quelli che il re si era fatto trasportare da Napoli.
La Palazzina Cinese è costituita da 4 livelli:
- Piano seminterrato – salone, sala da bagno, sala del biliardo, meccanismo e tavola matematica, sala delle rovine
- Piano terra – galleria di ingresso, stanze del re, sala da pranzo, sala da gioco
- Primo piano – quartino superiore di sua maestà, quartino per il seguito di sua maestà
- Secondo piano – sala alla turca, sala ercolana, stanza della regina, terrazzo
Al secondo piano vi troviamo le stanze più belle, gli alloggi della regina Maria Carolina, con il “salotto turco”, la saletta “ercolana” in stile impero, e la camera da letto con alcova in stile neoclassico con il magnifico bagno chiamato “gabinetto delle pietre dure”.
Nelle dipendenze della palazzina sorge l’antica sede delle cucine e le stalle. In queste trova posto il museo Etnografico Pitrè aperto al pubblico, un museo interamente dedicato alle arti e alle tradizioni popolari siciliane fondato nel 1909 dal professore Giuseppe Pitrè.
Sul retro della palazzina Cinese si trova un bellissimo giardino all’italiana, con siepi e labirinti a formare disegni orientali, fontane ed alberi secolari. Anche questo merita sicuramente una visita, e di grande bellezza è la grande fontana
CURIOSITA’
Presso la sala da pranzo è presente un tavolo che consente di sollevare le portate dal piano inferiore ed essere subito servite. Questa tavola è chiamata “Tavola matematica“. Trae ispirazione da quella voluta da Luigi XV per il Petit Trianon, nei giardini della Reggia di Versailles. Il tavolo trova posto al centro di una ridotta sala da pranzo, ulteriore testimonianza della volontà di condividere con pochi intimi i pasti ed in pratica aveva lo scopo di preservare la privacy, perché consentiva di pranzare senza la presenza della servitù. Progettato da Marvuglia, ha quattro fori circolari, per consentire alle portate di arrivare, essere consumate e scendere di nuovo. Per comunicare con la servitù, vi sono dei campanelli e dei nastri colorati, associati alle pietanze.