In giro, tra palazzi nobiliari, con il naso all’insù: gli straordinari e ricchi balconi barocchi siciliani
Succede spesso, non solo da turisti, girando per le vie delle nostre città, di alzare lo sguardo per racchiudere in un’unica immagine o fissare in una foto una via, un palazzo. Se ciò avviene nelle splendide cittadine siciliane, e non solo unicamente nel Val di Noto, si rimane incantati e stupiti dalla magnificenza e ricchezza delle maschere, sculture, quasi dei ricami, mensoloni raffiguranti animali e figure grottesche che arricchiscono i palazzi signorili, simbolo della decorazione barocca del territorio ibleo, da Ragusa a Modica, da Scicli a Noto, da Siracusa a Catania e in tante altre città siciliane.
Uniche e singolari queste figure che sorreggono i balconi, frutto di un barocco fiorente, figure traboccanti di particolari, imponenti e sontuose, ognuna con il suo linguaggio, ognuna con il suo significato, ognuna con il suo fascino indiscusso. Grifoni alati, aquile, mascheroni, sfingi e sirene, putti paffutelli, figure femminili leggiadre e cesti pieni di prodotti, mostri e volti con espressioni paurose.
Passeggiare per queste vie, alzare lo sguardo verso quei balconi, è come salire su un palcoscenico dove si esibiscono singolari personaggi, è immergersi in un’epoca dall’arte opulenta, è visitare la storia dell’architettura, è leggere e conoscerne i simboli e i significati.
I mascheroni nascono sicuramente per sorreggere i balconi; essi venivano incastrati nei muri per sostenere le pesanti lastre di pietra dei balconi, assumendo forme varie allo scopo di mascherare le strategie messe in atto per rendere sicuri i ballatoi. Quindi si trasformavano in oggetti, forme o figure decorative, grazie all’alta capacità scultorea di abili scalpellini, pur nascendo come sostegno e non come decoro.
Il periodo tardobarocco, che attraversa il territorio ibleo, si caratterizza per il modo di trattare, lavorare e dare vita alle pietre, tanto da far sembrare morbido, plastico tutto ciò che, sapienti mani, intagliavano, ma soprattutto per quella capacità di deformare, far apparire strane le figure, gli oggetti fornendo loro una solenne teatralità e addobbando il tutto con pendagli, turbanti, barbe e foglie d’alloro.
Si mette la capacità degli scultori a servizio della comunicazione; si vuole far fare un viaggio attraverso lo stupore e il mostruoso. attirando la curiosità dei passanti. I mascheroni, in particolare, sembra vogliano rappresentare le paure umane e l’incertezza della vita, sentimenti tetri che si placano e schiariscono entrando nelle chiese dove troneggiano e spiccano volti angelici e putti aggraziati e accoglienti.