Dal legno delle barche della disperazione nascono i violini che intonano la speranza
Oggi è toccato alla regione Calabria, nostra sorella vicina, cercare, raccogliere, accogliere e comporre le tantissime salme, in una pietosa fila dove saltano agli occhi e trafiggono le coscienze quelle tante, troppe bare bianche. Tra queste, quella che urla di più non ha nome; solo sigle, simboli e quello zero spaccato, che dice tutto, parla di indifferenza. Quella piccola bara ci inchioda alle nostre responsabilità, in un paese che ne ha viste tante tragedie del mare, ha raccolto troppi morti, ha fatto troppe celebrazioni.
Una porta simbolica, la Porta d’Europa a Lampedusa, il porto di primo accesso alla terra ferma, dove tante tragedie si sono consumate, sembra voglia dire – “Siete a casa, entrate, questa è la porta dell’Europa”. Ma non è così che avviene! No, non è così!
Vogliamo tentare di mitigare, impresa impossibile, la sofferenza, che attanaglia molti di noi, in questi giorni, per quest’ultima tragedia del mare cui non vogliamo dare connotazione ideologica né politica ma che, sicuramente, ci sentiamo di dire che è uguale a tante, troppe altre avvenute prima e non sarà, purtroppo, l’ultima. Ci spaventa la consapevolezza che verrà presto rimossa, raccontata con la sufficienza, spesso con l’indifferenza o con la supponenza di chi non ha bisogni e che liquida la disperazione degli altri con lezioncine di pedagogia spicciola.
Per questo oggi ci piace ricordare e diffondere un’iniziativa, un progetto che più di 2 anni fa, fece incontrare due realtà tanto lontane ma pur tanto vicine perché accomunate dalla ricerca di un futuro. Un progetto chiamato “Metamorfosi” legato a Lampedusa e alle tante tragedie del mare che nell’isola si sono consumate.
Siamo nel carcere di Milano-Opera dove, da sempre, si respira un’aria di redenzione, dove la reclusione non è sinonimo di repressione, nè tantomeno di punizione. All’interno di questo istituto è attivo un laboratorio di falegnameria. Qui, la Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, ha pensato di utilizzare il legno delle barche che il mare restituisce alle spiagge, dopo i naufragi dei migranti, per costruire presepi e dare così segnali di speranza. Quest’iniziativa testimonia come la sofferenza, la morte e la tragedia possono essere occasione di riscatto per chi ha sbagliato, dando un significato all’espiazione con attività cariche di umanità, solidarietà, quasi poesia e religiosità.
Nascono i presepi ma si sa, quando parte un seme, se attecchisce ed è un buon seme, dà i frutti che si diffondono e si moltiplicano. Dal presepe al violino, la strada è stata breve. Bastava trovare un bravissimo e sensibile maestro liutaio, Enrico Allorto che a Milano ha studiato e ha esercitato la sua arte per tanti anni. E così è nato il prototipo del violino che Papa Francesco ha benedetto e, per l’occasione, di quest’incontro, Nicola Piovani ha composto e dedicato una musica dal titolo “Il canto del legno”.
Si chiama “Violino del Mare”; il suo nome accarezza i cuori. Il progetto Metamorfosi, raccontato e proiettato, con cortometraggio, in occasione del 79° Festival del Cinema di Venezia, è stato insignito della medaglia del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Nasce “l’Orchestra del mare” con gli strumenti creati proprio con i legni dei barconi dei migranti. E sanno di salsedine, di vernice scrostata, di voci e di urla, di pianti di bambini e di disperazione di chi ce l’ha fatta e di chi vi è morto in questo “mare nostrum” che per la triste situazione si trasforma, incolpevole lui, in “mare mostrum”.
Uno di questi violini è esposto al Museo del Violino di Cremona, accanto ai capolavori di Stradivari. Questa particolare, significativa, colorata “Orchestra del mare”, composta da due violini, una prima viola e un violoncello, sarà prestata, per concerti, in ogni parte del mondo a portare messaggi di speranza e di rinascita.