Aci Trezza e i suoi faraglioni: paradiso naturale, celebrato da poeti, scrittori e registi
La loro origine è certamente legata all’attività vulcanica di mezzo milione di anni fa, probabilmente staccatisi in un secondo momento dalla terra ferma. Ma il loro fascino, la loro magia fa collocare Aci Trezza e i suoi faraglioni nella letteratura, nell’epica e, perché no, location ambita per registi.
Ha fatto tutto la natura generosa e benevola scolpendoli col vento e la pioggia, creando un’atmosfera tale da dedicare loro dei nomignoli per via delle loro forme: c’è lo scoglio “Testa del Mostro”, lo “Scoglio dei Tuffi”, perché da qui amano gettarsi in mare, oppure lo “Scoglio delle cozze” e il “Letto della Zita”, dove i bagnanti amano sostare. Rientrano in un’area marina protetta, composta dall’Isola Lachea, dai faraglioni ed altri scogli disposti ad arco.
Aci Trezza, il piccolo borgo marinaro, deve il suo fascino proprio ai Faraglioni, piccolo arcipelago di roccia basaltica che emerge dalle acque limpide piene di vita e di storia. Essi sono la parte più nota ed importante di Aci Trezza, affascinano e stupiscono per la loro bellezza e la loro maestosità e per la loro particolare forma. Il più grande, chiamato Isola Lachea, ospita diverse specie animali ed è tutelato da una riserva marina protetta.
A questi meravigliosi scogli è legata la leggenda di Polifemo. Si narra che Ulisse, durante il suo viaggio di ritorno verso Itaca, approdasse all’Isola dei Ciclopi dove venne “ospitato” dal terribile Polifemo che lavorava all’interno dell’ Etna per creare i fulmini utilizzati da Zeus. Nel nono libro dell’Odissea, Omero racconta che l’astuto Ulisse, imprigionato da Polifemo, sia riuscito a fuggire, con i compagni superstiti, dopo aver accecato il Ciclope ed essersi aggrappato al ventre delle pecore.
Questo stratagemma, scatenò l’ira del gigante, a tal punto che questi scagliò enormi sassi nel tentativo di affondare l’imbarcazione su cui Ulisse con i suoi uomini si allontanava dall’isola. Il mito vuole che questi macigni, conficcandosi nel fondale, dessero origine ai faraglioni che oggi attirano migliaia di turisti. Anche Virgilio, nell’Eneide, fa incontrare Enea ad Aci Trezza con il compagno di Ulisse, Achemenide, dimenticato nel paese dei ciclopi durante quella fuga che tanto fece arrabbiare Polifemo.
In anni più recenti, Giovanni Verga, preso da tanta bellezza, ha ambientato, nei “Malavoglia”, la storia dei pescatori proprio ad Aci Trezza, rendendo famoso questo piccolo borgo marinaro in tutto il mondo. Qui sorgeva la casa del Nespolo, in cui abitava l’umile famiglia di pescatori. In questo mare si consumò la tragedia del naufragio della “Provvidenza”, la barca con cui la famiglia guidata da Padron ‘Ntoni, cercava di risollevarsi dalla miseria e dalle tragedie di una famiglia, nella Sicilia poverissima dopo l’Unità d’Italia. Sempre ad Aci Trezza venne girato il film “La terra trema“, di Luchino Visconti, ispirato al romanzo di Verga.
Aci Trezza, antico borgo di pescatori, frazione di Aci Castello, è oggi un’animata località balneare che offre angoli tutti da scoprire, un luogo magnifico a metà strada tra terra e mare, un posto incantevole, molto apprezzato da chi vi trascorre le proprie vacanze.