“Rosa e la Madonnina del mare”, la fiaba di Alessandra Lo Curto ispirata a Custonaci
di Alessandra Lo Curto
Penso che le sensazioni, i profumi ed i sapori che ti colpiscono da bambino ti rimangano per sempre impressi nella mente. Quando avevo poco più di 4 anni iniziai a passare le mie vacanze estive negli splendidi paesaggi naturali della costa trapanese. Così negl’anni ho visitato tanto di quelle zone ed assaggiato, essendo una gran golosa, molte delle prelibatezze che contraddistinguono quei territori come il cous cous di San Vito lo Capo, i dolcetti alle mandorle di Erice ma quella che più mi ha conquistata è stata la “Spincia” di Custonaci che, come dicevo prima, è entrata tra i ricordi dei sapori della mia infanzia e che mai più ho dimenticato.
Così quando iniziai questo progetto che ha l’intento di far conoscere gli splendidi paesi della nostra regione ed i suoi invidiabili dolci in una chiave più leggera e fantasiosa come quella delle favole, non potevo non parlare di Custonaci e della sua Sfincia. Cercando ispirazione tra la storia e le attrattive del paese, mi sono imbattuta nella meravigliosa “Stella Maris”, subito la sua collocazione e la sua figura mi sono apparse perfette per la mia fiaba. Così, con un po’ di fantasia, è nata “Rosa e la Madonnina del mare”.
La favola, ambientata tra le assolate stradine di Custonaci, il santuario di Maria SS. e le acque cristalline di Cornino, fa parte della raccolta “Dolci fiabe Siciliane” edita dall’associazione Genius Loci.
Per chiunque volesse acquistarla può riceverla scrivendo a geniusloci.pa@gmail.com o, per chi volesse conoscere le altre pubblicazioni o le numerose attività dell’associazione, può visitare il sito www.geniuslocipalermo.altervista.org
Rosa e la Madonnina del mare
Tanto tempo fa, in riva al mare color turchese e circondato da alte montagne, c’era un paesino dove accadde un evento davvero eccezionale.
Ma, partiamo dall’inizio.
Rosa, una ragazza carina e paffutella, faceva parte di una grande famiglia.
Aveva tre sorelle e due fratelli. I suoi genitori amavano invitare nella loro bella casa amici e parenti per fare delle divertenti feste da ballo o per passare delle serate in gioiosa compagnia.
Un giorno il suo papà si ritrovò senza lavoro ma.
La sua mamma, però, non voleva rinunciare a festeggiare il suo compleanno anche perché lui, tra mille sacrifici , non aveva mai fatto mancare niente a loro.
Così, una mattina, diede a Rosa cinque monete che aveva risparmiato per quel giorno. Voleva organizzare una bella festa, proprio come piaceva a lui, con un bel dolce da condividere con tutti.
Così Rosa si incamminò verso la pasticceria ma, prima, volle fermarsi nella chiesa del paese per rivolgere una preghiera alla Madonna. Lì era custodito un quadro che la raffigurava. Era bellissima, con in braccio il bambino Gesù e due angeli che le mettevano sulla testa una corona d’oro.
Inginocchiandosi davanti a lei disse “Cara Madonnina, vorrei tanto aiutare la mia famiglia ma, ho bisogno del tuo aiuto. Cosa posso fare?”
Attese qualche minuto ed allora, quasi arrabbiata, le esclamò “Ma insomma, non mi rispondi?”
A quel punto, facendo una strana smorfia con il viso disse tra se e se “Sto diventando matta, adesso mi aspetto pure che la Madonna mi risponda e soprattutto attraverso un quadro!”
“Scusa se sono stata scortese, spero tu possa perdonarmi ed ascoltare la mia preghiera”.
Si rialzò, indirizzò al dipinto un bacio con la mano ed uscì dalla chiesa.
Appena fuori da lì c’era una donna con il viso stanco e sofferente. Con lei c’erano anche i suoi due bambini con i vestiti sporchi e logori che tenevano tra le mani un pezzetto di pane duro che cercavano di rosicchiare.
Rosa non poteva rimanere insensibile davanti quella scena, così, mise la mano nella sua tasca, prese le monete, le strinse un’ultima volta e le diede alla donna.
Il viso di questa, si illuminò per lo stupore ed i suoi occhi si riempirono di lacrime di gioia. Anche i bambini le rivolsero due raggianti sorrisi che riempirono di felicità il cuore della ragazza che, adesso, si ritrovava ricca di emozioni ma povera di denaro.
A quel punto, presa dallo sconforto, cercando di capire, tornando a casa, cosa avrebbe dovuto dire alla sua mamma per spiegare quanto accaduto, decise di andare a fare un bagno a mare per rinfrescare un po’ la sua mente.
Arrivata su uno degli scogli che costeggiano il mare, fece un gran tuffo ed iniziò a nuotare nella profondità di quelle acque cristalline.
All’improvviso, davanti a lei, si presentò la figura di una donna, luminosa come una stella.
Il suo viso rivolgeva a Rosa un dolcissimo sorriso e, lei, venne pervasa da un incredibile senso di pace e leggerezza che, durò solo per qualche instante perché, appena si rese conto di quello che le stava accadendo, spalancò gl’occhi, riemerse e nuotò fino a riva più veloce di un delfino.
Sopraffatta dalla concitazione, si inginocchiò sulla sabbia fissando il mare, non riuscendo a credere a ciò che aveva appena vissuto.
Ad un certo punto le onde cominciarono a trasportare sulla battigia qualcosa di strano.
Rosa si avvicinò un po’ e vide che si trattava di tantissime patate e di piccoli fiorellini bianchi che contenevano dei semini profumatissimi.
Dopo qualche instante di perplessità raccolse tutto nel suo foulard.
Corse a casa, tra lo stupore e l’ansia, percorrendo le stradine assolate di Custonaci.
Una volta entrata si diresse verso la cucina dove c’era la sua mamma che, appena la vide in quello stato, con i capelli ed i vestiti bagnati, le disse “Ma cosa hai combinato? Dove sei stata? E dove è il dolce per la festa?”.
La ragazza mise le patate sul tavolo e provò a raccontarle quello che le era successo ma, parlava così veloce che, le parole si accavallavano una sull’atra. La madre la interruppe bruscamente.
“Basta, non sto capendo nulla” “Ho capito soltanto che non hai più i soldi che ti ho dato ed hai portato delle patate al posto di quello che ti avevo chiesto!” Urlò arrabbiata.
“Tra poche ore saranno tutti qui per fare la sorpresa a papà per il suo compleanno e noi non avremo nessun dolce da offrire a loro”.
“Non ti preoccupare” esclamò Rosa, convinta di quello che stava per fare, “Ci penserò io!”.
Sua madre la guardò e, con fare rassegnato, andò via dalla cucina.
A quel punto Rosa tirò su le maniche, raccolse i capelli in uno chignon, si lavò le mani e si mise davanti al suo bottino.
Guardò quello che c’era sul tavolo e chiese a se stessa “E adesso cosa mi invento?”.
Cercò comunque di non scoraggiarsi.
Fece bollire le patate, le impasto con zucchero, uova e farina ed aggiunse i semini che erano racchiusi nei bianchi fiorellini.
Non appena cominciò a cuocere i dolcetti, si sprigionò un profumo delizioso che invase tutta la cucina.
Era così intenso da uscir fuori dalla finestra e riempire le strade del paese fino ad arrivare sotto il naso del miglior pasticcere della zona.
Questo, inebriato, si mise a seguire la scia del profumo fino ad arrivare davanti la casa di Rosa.
Bussò alla sua porta, lei aprì con i capelli spettinati ed il grembiule ed il viso sporchi di farina.
Lui entrò senza nemmeno accorgersi di lei e così, come se fosse sotto ipnosi, raggiunse la cucina e assaggiò uno dei dolcetti.
“Ditemi” tuonò con lo sguardo di chi si trova davanti alla scoperta più bella della sua vita.
“Chi li ha preparati?”
“Io” disse Rosa intimidita cercando di ripulirsi un po’.
“Ti offro un sacco pieno di monete se mi darai la ricetta di queste prelibatezze!”
“Oh cielo”, esclamò la madre che, l’aveva raggiunta sull’uscio della cucina e, per poco, non cadeva a terra se a sorreggerla non ci fossero stati i suoi due figli.
Rosa era sbigottita ma non esitò un attimo a dirgli tutto quello che serviva.
Da quel momento le cose per la sua famiglia cambiarono in meglio.
I dolci di Rosa vennero preparati per tutte le feste più importanti e, soprattutto, per la festa della Madonna di Custonaci che così aveva premiato la ragazza per il suo gesto di generosità ascoltando la sua preghiera.