Potrebbero trovarsi tra Scopello e Guidaloca i resti dell’antica città scomparsa di Cetaria
di Sergio Pace
Scopello (dal greco Skopelos, “scogli”) è una rinomata località costiera in provincia di Trapani, a pochi chilometri dalla cittadina di Castellammare del Golfo. Luogo di una bellezza straordinaria, con i famosissimi faraglioni che, emergendo dalle acque cristalline della baia, regalano uno scorcio unico e indimenticabile. Scopello, borgo seicentesco che d’estate brulica di turisti e vacanzieri, è conosciuta anche per la sua tonnara, una delle più importanti del Mediterraneo, costruita nel XIII secolo.
La tonnara ha subito lavori e modifiche nel corso dei secoli dalle varie famiglie entrate a far parte della gestione di essa, per ultima la famiglia Florio. L’ultima mattanza (“pesca del tonno”) risale agli anni Ottanta. Il nome di Scopello appare per la prima volta in un documento scritto in lingua greca dell’anno 1097. Tuttavia , secondo alcuni storici tale località possedeva già tale denominazione ancor prima della dominazione araba (Yaqut cita infatti ‘Usqobul).
Il feudo di Scopello passò nel 1200, per volere dell’imperatore Federico II, ad una colonia di piacentini guidati da Oddo di Camerana. Questi, appena impiantatisi nella località costiera, eressero una torre a guardia della tonnara (“Torre della Tonnara di Scopello”) ma, a causa delle continue scorrerie di pirati e corsari, furono costretti ad abbandonare il luogo. Nel Cinquecento l’architetto Camillo Camilliani, durante il suo viaggio di ricognizione per le coste siciliane sempre più soggette agli attacchi pirateschi, propose nel territorio di Scopello e dello Zingaro la costruzione di nuove torri di avvistamento e il consolidamento di quelle già esistenti. Vennero edificate la Torre Scopello (o torre Doria) e la torre dell’Impisu.
La Torre Bennistra, cosi come la Torre di Guidaloca, è antecedente al viaggio del Camilliani del 1583. La pesca del tonno era praticata molto probabilmente ancora prima dell’arrivo dei Romani. E proprio nel periodo romano era presente la città di Cetaria la cui localizzazione è tuttora uno dei tanti problemi irrisolti della topografia antica siciliana. Era una città ellenizzata descritta dagli scrittori classici e collocata nel litorale del grande Golfo di Castellammare.
Già il toponimo ci indica il tratto distintivo di questo centro abitato: la sua vocazione marinara, con l’eccezionale abbondanza di pesci del suo mare. Tale misteriosa città potrebbe essere identificata con un centro archeologico situato sulla costa tra Guidaloca e Scopello. Infatti proprio in questo tratto sono stati rinvenuti i resti di alcune fornaci ed è presente una ricca sorgente d’acqua. E nella stupenda caletta, riparata dagli splendidi faraglioni, della tonnara di Scopello, è stato localizzato un luogo di ancoraggio già attivo in epoca antica. Si è giunti a tale deduzione per le diverse tipologie di anfore e manufatti rinvenuti nel sito (ceramiche greche, puniche, africane e spagnole), presenti nel “Museo Sommerso”, l’Itinerario Archeologico Subacqueo gestito dal Cetaria Diving Center, sparsi su un fondale in parte roccioso e in parte sabbioso, a una profondità di circa 16-18 metri.
E’ stata rinvenuta anche una macina in pietra bianca probabilmente utilizzata come zavorra, seminascosta dalla poseidonia. Sappiamo molto poco, per non dire quasi nulla, della città di Cetaria e della sua tonnara. Il matematico e astronomo greco Tolomeo (100-178 d.C) raffigurò Cetaria nella sua Sicilia geografica. Spostandoci più a sud, presso la spiaggia di Guidaloca, sono state localizzate colonne ed elementi architettonici in pietra facenti parte del carico di navis lapidaria. Sembrerebbe essere della vicina montagna di Inici la pietra delle colonne e dei blocchi, riconoscibile per il suo colore rosso vivo e per la presenza di abbondanti ammoniti.
La datazione viene fatta risalire intorno ai primi secoli dell’era cristiana. Dunque, grazie ai rinvenimenti nei fondali della Baia della Tonnara di Scopello e di Guidaloca, possiamo renderci conto dell’antichità dei luoghi in questione, frequentati da pescatori, commercianti e pirati. E, ancor prima della tonnara di Scopello di epoca medievale, possiamo dunque provare ad immaginare l’antica tonnara dell’enigmatica Cetaria, di epoca ellenistica-romana. Qui non solo si pescava ma si lavorava il pesce per produrre salse tipiche dell’epoca, come il famoso garum, per insaporire e arricchire succulente mense che gli abitanti di epoca ellenistica e i ricchi romani erano soliti gustare. Testimonianze del passato in luoghi pieni di magia, arricchiti dal fascino smisurato di epoche lontane.