In Sicilia, la magia dei mulini ad acqua: “Cavallo d’Ispica” e “Santa Lucia”. Due musei viventi
I mulini ad acqua erano sparsi ovunque in Sicilia e seguivano i corsi dei fiumi perché appunto sfruttavano la caduta dell’acqua per far girare la pesante ruota di pietra. Oggi sono quasi tutti dismessi ed è difficile persino individuarne i resti coperti da vegetazione e sterpaglie. Il pieno utilizzo dei mulini ad acqua, azionati dall’energia idraulica, alimentata dalla caduta delle acque, si ebbe quando venne a mancare la manodopera privilegiata, ricavata dallo sfruttamento della schiavitù. In Sicilia furono gli Arabi e i Normanni che trovarono la soluzione facendo confluire l’acqua per utilizzarla come forza per muovere la ruota idraulica. Sorsero tanti mulini nel territorio di Caltagirone, in particolare in quella che oggi è Riserva Naturale Orientata.
Alcuni di questi funzionarono di nascosto durante il ventennio fascista quando, per sfuggire al pagamento della tassa sul macinato, imposta dal regime, i contadini, ridotti alla fame, ricorsero alla macinazione clandestina del frumento utilizzando questi mulini ad acqua, difficilmente controllabili dai militari fascisti, perché erano dislocati fuori dal centro abitato. Quando l’urbanizzazione e il bisogno di portare l’acqua nei centri abitati fece sì che molti fiumi venissero deviati e incanalati, i mulini ad acqua persero la loro fonte motrice naturale.
Mulino ad acqua Cavallo d’Ispica
Oggi a Cava Ispica (RG), nei pressi del Parco Archeologico, è rimasto solo un mulino ad acqua, chiamato Cavallo d’Ispica. Fu costruito nella seconda metà del ‘700, prende l’acqua da una sorgente lontana. Quest’acqua viene incanalata attraverso un acquedotto e fatta arrivare a cascata in un pozzo di 11 metri, fa muovere una ruota a palette, che come una turbina spinge un asse centrale che fa girare in alto le macine, due cerchi in pietra, una chiamata soprana e una sottana, sulle quali precipitano i chicchi di grano. Si ricava una farina integrale o semi integrale e rimane solo la crusca.
Questo mulino è oggi testimonianza di una civiltà contadina che si ripropone tra le mura di questo sito, allestito a museo, grazie alla cura e all’amore della famiglia Cerruto. Gli ambienti sono perfettamente conservati. Ogni anno arrivano migliaia di turisti da tutto il mondo e gruppi scolastici. Il visitatore potrà ritrovare in questo gioiello del XVIII secolo, utensili e oggetti quotidiani ed essere immerso così in un percorso che, tra cascate e antiche macine, ti racconta la storia del grano antico. Affiancata al mulino, si trova ed è possibile visitare la “casa del mugnaio” con vicini stalla e fienile, testimonianze di una vita scomparsa.
Mulino ad acqua “Santa Lucia” a Palazzolo Acreide
Il Mulino ad Acqua “Santa Lucia” di Palazzolo Acreide (SR) fa parte de ‘I Luoghi del Lavoro Contadino e dell’Artigianato’ del Museo di Buscemi. Il mulino ad acqua “Santa Lucia”, ubicato nella valle dei mulini, nel territorio comunale di Palazzolo Acreide, è il quarto di una serie di mulini che venivano alimentati dalla forza motrice delle acque del torrente Purbella.
Si conserva ancora integro nelle sue parti. Negli ambienti è allestito il Museo della Macina del Grano, dove, attraverso testimonianze varie, viene illustrata l’evoluzione della tecnica di macinazione dei cereali, dalla preistoria fino alla utilizzazione dell’energia idraulica. Dopo decenni di inattività, nel dicembre 2000, a seguito di un felice restauro di tutti gli elementi tecnici, è stato rimesso in funzione. Un bene culturale che testimonia la storia e la cultura del territorio ibleo. Un pezzo importante della storia contadina che è possibile visitare, prenotando. Quando si arriva al Mulino ad acqua ‘Santa Lucia’, a Palazzolo Acreide, ci si sente immersi in un luogo magico, come se si entrasse in una fiaba.