La raccolta delle olive in Sicilia con amici e parenti. Una tradizione da tramandare ai bambini
La Sicilia è una terra ricca di storia e tradizioni. In ogni stagione questa terra si colora e dà il meglio di sé. Ottobre è il mese delle raccolte importanti. Profumati grappoli si colorano sui tralci; nei vigneti c’è un andirivieni di carri e un vociare di uomini e donne che partecipano alla vendemmia. I cachi traboccano di frutti e sembra invitino ad alleggerirne il carico porgendo i loro rami verso terra. I ricci, generosamente, si staccano dalla pianta e nel toccare il terreno rilasciano il loro frutto. E’ una festa di voci e colori nelle campagne autunnali! La natura benevola ripaga generosamente il contadino dalla fatica di un anno intero. Perché in campagna ci vuole cura e lavoro e quella sapienza antica che non è scritta sui libri.
Anche gli ulivi fanno bella mostra di sé con i loro rami carichi di queste “bacche” verdi, turgide, che chiamano alla raccolta. E’ tradizione in Sicilia, nei piccoli paesi, che ogni famiglia abbia il suo bell’appezzamento di terreno con ulivi, oro per le famiglie che li possiedono. E in questa stagione si assiste a questo rito della raccolta alla quale partecipano uomini, giovani, anziani, donne e bambini. E ognuno fa la sua parte. Gli uliveti si attrezzano con grandi teli, scale, erpici, bastoni e tanta buona volontà!
La raccolta delle olive si può fare staccandole a mano dai rami dell’albero, come avveniva in passato, ma ci vogliono braccia e settimane. Oggi si ricorre a mezzi meccanici, all’ausilio di pertiche che fanno vibrare i rami e le olive cadono abbondanti sul telo posto sotto l’albero. C’è sempre quel ramo in alto che il nonno non vuole sprecare e magari lo taglia, pur sapendo che non è il momento giusto per la potatura. Ma si sa che gli anziani non lasciano niente di intentato. Poi i rametti così recuperati cominciano a formare la legna giusta per accendere il fuoco.
Perché non è finito il lavoro. E allora a una certa ora, dopo canti, vociare di bambini, correre di mamme a recuperarli, uomini che stanchi si asciugano la fronte, arriva il nonno col suo bel frigo da campeggio e comincia ad accendere il fuoco. Si sente il rumore delle foglie che subito cedono sotto il crepitio del fuoco, i rami cominciano a prendere colore e la graticola è lì, pronta a farsi arroventare. Si avvicina qualche sedia per la nonna, i bambini si siedono intorno affascinati dal fuoco, le donne veloci approntano una tovaglia quadrettata e qualche piatto di recupero e la salsiccia, le braciole e le puntine diffondono nell’aria un profumino irresistibile. Si tagliano fette di pane come se non ci fosse un domani! Che bellezza la campagna! Che delizia questo pic- nic. Si fa silenzio, questo pranzetto è proprio quello che ci voleva. Un momento di siesta. E si riprende il lavoro con fatica ma il più è fatto! Domani è un altro giorno. Intanto si carica tutto sul trattore e prima che si faccia buio, si raccolgono le cose e tutti in macchina e a casa.
Questo rito si ripete per giorni finché tutte le olive sono state raccolte. E il frutto di questo lavoro corre in frantoio per l’oro giallo, mentre una parte delle olive finiscono in salamoia, ricchezza per le sere invernali, per le olive schiacciate, per gli antipasti, per la caponata e tanti altri piatti tipici della tradizione siciliana.
Questi luoghi una volta, nei giorni successivi alla raccolta delle olive da parte dei padroni del terreno, erano oggetto di nuovi incontri con chi ripassava ad “arriciuppari”, perché ce n’erano ancora. Erano rimaste olive sui rami, molte erano cadute per terra e la tradizione dell’ arriciuppari diventava solidarietà e nessuno restava senza. Buona raccolta a tutti!