E’ aspro come un limone. Chi di voi non ha mai succhiato un “calacitu” giallo?
A molti di voi sicuramente sarà capitato durante una passeggiata in campagna di chinarsi a raccogliere un fiorellino giallo, di portarlo alla bocca e succhiarne lo stelo. Stiamo parlando dell’Acetosella, fiore dal sapore acidulo che ricorda quello del limone.
Non è difficile imbattersi in questi fiori; nel periodo a cavallo tra gennaio e marzo, infatti, i campi siciliani si colorano di giallo, regalando a chiunque abbia la fortuna di buttare lo sguardo sulla campagna, scenari naturalistici straordinari, composti da estese praterie di Acetosella dal colore giallo brillante.
Si tratta di una piantina erbacea perenne, con foglie trifogliate, rizoma carnoso e bulbilli castano scuro, originaria del Sud Africa. In Sicilia era coltivata a partire dal 1796 ma solo verso la metà del 1800 divenne abbondante e si propagò in tutto il bacino del Mediterraneo.
L’acetosella veniva utilizzata dagli Egizi, dai Greci e dai Romani per favorire la digestione. Nel Medioevo, specie in Inghilterra, si coltivava in tutti gli orti e si coglieva tenera per farne minestre e salse piccanti. Le foglie fresche, masticate, aiutano in caso di ferite e piaghe alla bocca.
I fiori dal colore giallo intenso hanno corolla imbutiforme, si aprono alla luce del sole mentre si chiudono al tramonto o quando il tempo è brutto. L’Acetosella è conosciuta in Sicilia con diversi nomi: Calacitu, Agriduci, Auriduci, Cannacitula, Cannaciti, Erba agara, Iauradduci, Sucameli, Trifogghiu acitusu, ecc.
Da qualche parte sembra sia chiamata “pisciacane” perché, crescendo abbondante ai lati delle strade, oltre ad essere un deposito di polvere, è un pronto e facile “servizio igienico” per i bisogni fisiologici dei cani. Con tale appellativo si vuole dissuadere, soprattutto i bambini, dal raccogliere questi attraenti fiorellini perché non abbiano a trovarsi “amare” sorprese fra le mani.