Calatafimi-Segesta è un comune formatosi con tale denominazione, con la Legge regionale del 1° settembre 1998 assumendo, il 2 Aprile 2009 il titolo di “città”. In provincia di Trapani, Calatafimi, ovvero “Qal’at Fîmî”, è come dire “Rocca di Eufemio”, è città ricca di storia. Fu costruita sul colle che prese il nome dal suo emiro di campagna, Signore Eufemio che fortificò il territorio con il castello di cui restano poche vestigia. Il borgo iniziale, unendo case a case, chiese, edifici civili e allargando i propri confini nel tempo era diventato un paese dove scorreva la vita con le sue tradizioni, le sue memorie e la sua storia.
A Calatafimi si consumò la famosa battaglia del 1860, sul vicino colle di Pianto Romano, tra i i Borboni e i mille di Garibaldi che consegnarono la cittadina libera allo Stato nazionale. Dei suoi monumenti restano i ruderi del Castello Eufemio, la semidistrutta Chiesa del Carmine, la Chiesa Madre e la Chiesa del Crocifisso. A quattro chilometri da Calatafimi, Sorge Segesta, città del mito, fondata da Enea, in fuga da Troia, (altra leggenda la vuole fondata da Eceste) col nome di Acesta, dove Eracle, dopo le sue fatiche si riposò, sulla riva del Fiume Caldo (le odierne Terme Segestane).
Il nome che assunse la cittadina, Calatafimi-Segesta, lascia trasparire immediatamente la continuità storica e geografica tra il vecchio maniero, in gran parte distrutto, importante luogo strategico di difesa, borgo fiorente in età normanna, circondato da una campagna rigogliosa, da albereti e sughereti del Bosco di Angimbè (luogo tra i piu’ belli e naturalisticamente tra i piu’ importanti dell’intero territorio di Calatafimi), con il vicino Parco di Segesta, uno dei siti archeologici più affascinanti e ben conservati della Sicilia, che si erge sul monte Barbaro, a 400 metri circa sul livello del mare, con i suoi monumenti più significativi come il Teatro ed il celebre tempio dorico.
Dalla cima del colle, dove giacciono i resti del Castello Eufemio, si può godere di una vista impagabile sulle campagne e le colline intorno. Camminando per il centro storico, danneggiato dal terremoto del 1968, rivalorizzato con l’Itinerario tra i vicoli, scorgiamo balconi fioriti, fontane e piazze che danno il meglio, adornate di piante e fiori che rendono piacevole la passeggiata.
L’Itinerario dei trenta vicoli regala ai visitatori un tuffo nel passato e nelle sue memorie con tanti angoli da fotografare, con cortili, sottopassaggi, scalinate, archi in pietra dove si sente il brulichio vero della vita che affonda le radici nella storia e nella memoria. Le numerose chiese, più di trenta, raccolgono al loro interno dei veri gioielli dell’arte religiosa. Una tappa da non perdere se, visitando l’isola, si vuole scoprire appieno, l’essenza della cultura siciliana.