42 anni fa veniva ucciso a Cinisi Peppino Impastato, eroe Siciliano della lotta alla mafia
42 anni fa, la mafia uccideva, a Cinisi, Peppino Impastato. Aveva 30 anni. Giornalista e attivista impegnato da sempre nella lotta contro la mafia, nonostante venisse da una famiglia legata alle cosche, pagò con la vita il suo impegno. “Arrivai alla politica nel lontano novembre del ’65 – raccontava Impastato -, su basi puramente emozionali: a partire cioè da una mia esigenza di reagire ad una condizione familiare ormai divenuta insostenibile”.
La notizia dell’uccisione di Impastato passò quasi inosservata vista la concomitanza con il ritrovamento del corpo di Aldo Moro. In un primo momento si parlò di suicidio o di atto terroristico finito male e, solo nei primi anni duemila, mandanti ed esecutori mafiosi dell’omicidio furono condannati all’ergastolo.
“Come ogni anno il 9 maggio ricordiamo Peppino Impastato per trasmettere la storia del suo impegno e tenere alto il valore delle idee di un giornalista coraggioso, barbaramente ucciso durante il suo lavoro, per le denunce contro le collusioni mafiose – dice il segretario generale Cgil di Palermo Enzo Campo –. In questi anni, insieme al fratello Giovanni Impastato, la Cgil Palermo, con i suoi segretari nazionali, è stata presenza costante al corteo da Radio Aut, Terrasini, a Casa Memoria, Cinisi, con il suo striscione e centinaia di militanti, per manifestare l’impegno in difesa dei lavoratori”.
“E se l’anno scorso, al centro della manifestazione, che quest’anno sarà virtuale, abbiamo messo il binomio lavoro-legalità, oltre alla difesa della Costituzione e dei suoi valori, contro i rischi di un ritorno all’apologia fascista – aggiunge Campo – quest’anno in maniera ancora più intensa esprimiamo ai familiari di Peppino Impastato e alle associazioni della società civile, che continuano la sua battaglia, tutto il sostegno del mondo del lavoro. I problemi del lavoro, della disoccupazione, della crisi sono e restano più urgenti di prima, l’emergenza sanitaria ha contribuito a farli emergere e a porli al centro dell’attenzione”.
“Nella ripartenza delle attività produttive – aggiunge il segretario Cgil Palermo Campo – diventa irrinunciabile rivendicare il lavoro per tutti, assieme alla salute e alla sicurezza sui posti di lavoro. Lo chiediamo anche in questo 9 maggio, nel nome di Peppino, ricordando la sua testimonianza di lotta civile, la sua ribellione contro la mafia, la sua voce libera, i suoi sogni di cambiamento, così come l’abbiamo fatto il 30 aprile ricordando tutti i sindacalisti uccisi e il tributo altissimo di sangue da loro versato. Nella nostra agenda sindacale – prosegue Enzo Campo – chiediamo una società dove il lavoro è libertà, emancipazione dal bisogno e realizzazione dei sogni. Lo dobbiamo a Peppino e a chi ha dato la vita lottando per la libertà, l’affermazione dei diritti e la dignità del lavoro”.