Leggende

Tifeo, il gigante che sorregge la Sicilia e sputa fiamme dall’Etna

Una delle leggende più belle, tra quelle che cercano di raccontare le origini della Sicilia, è senza dubbio quella di Tifeo, il gigante che, secondo alcuni porterebbe sulle sue spalle la nostra bella Isola. Si racconta che Tifeo avesse centinaia di teste di drago. Era figlio di Gea, madre terra e Tartaro, cioè la personificazione degli inferi. La madre, per vendicarsi di Zeus che aveva sconfitto i Titani, altri suoi figli, l’aveva spinto a lottare contro Zeus.

Ma Tifeo durante uno di questi combattimenti fuggì verso Oriente per riprendere forze e studiare una giusta e vincente strategia. Arrivò in fondo al territorio siriano e si fermò ad aspettare Zeus col quale ricominciò a lottare. Zeus ebbe la peggio, fu disarmato, ferito ai tendini dei piedi e delle mani e gettato in una grotta sulla costa orientale dell’Asia Minore.

Aiutato da Hermes e da Pan, che ritrovarono i suoi tendini, Zeus fu in grado di ritornare sull’Olimpo, pronto a ricominciare il combattimento. Sul monte Nisa, le Moire cercarono di rimettere in sesto Tifeo con frutti di cui si nutrono i mortali. Ma lui, essendo, creatura divina, fu indebolito da quei frutti che invece di rinvigorirlo gli fecero perdere le forze. Zeus non aspettava altro, approfittò subito dell’occasione, e ferì profondamente il gigante indebolito.

Tifeo cominciò a perdere tantissimo sangue. (Sembra che il monte Emo, sangue in greco, abbia preso il nome da questo fenomeno). Per sfuggire alla furia di Zeus Tifeo fuggì in Sicilia, ma il Re degli dei lo inseguì e lo costrinse a stare per sempre sotto l’Etna. La leggenda dice che Tifeo in posizione supina, da allora, con la mano destra tiene su capo Peloro, con la sinistra Capo Passero, con le gambe sorregge Capo Lilibeo, e con la testa l’Etna, agitandosi spesso e buttando fuori fiamme dalla bocca. Quando Tifeo si agita per cercare di liberarsi la terra trema. E questi movimenti provocano frequenti terremoti.

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