Cacciava le mosche, “sciusciava” e alimentava il fuoco. “U Muscaloru”: il tipico ventaglio siciliano
La palma nana o palma di San Pietro è molto diffusa in Sicilia lungo le coste meridionali e soprattutto nel trapanese. Ancora qualche artigiano locale utilizza le sue foglie per intrecciarle dando vita a scope, tappeti, ventagli e borse. E’ un lavoro che richiede molti passaggi dalla raccolta delle foglie, alla loro pulizia dalle spine, all’essiccazione, fino all’intreccio.
Uno degli oggetti tipici della cultura agropastorale siciliana, realizzato intrecciando le foglie di palma nana (la “curina”), è il “muscaloru”, un rustico ventaglio rotondo con il manico di legno, dai molteplici usi.
Nasce come attrezzo per cacciare le mosche (da qui il suo nome “muscaloru”), ma veniva usato anche come ventaglio che offriva refrigerio durante le afose e assolate estati siciliane o che in cucina alimentava il fuoco e ravvivava la brace.
Il termine “muscaloru” indicava anche la decorazione in ferro battuto posta nella finestra a mezzaluna che sormontava i portoni degli antichi palazzi e che serviva, oltre che e ingentilire la facciata, a dare luce all’ingresso. Costruito dal fabbro, il “muscaloru”, aveva la forma di ventaglio con al centro quasi sempre le iniziali del nome e cognome del proprietario.
A proposito di muscaluru c’è una divertente e ammiccante curiosità che gli anziani raccontano. Si dice che la donna, sventolandosi, per rinfrescarsi dalla calura, mandi inconsciamente dei messaggi verso l’uomo. La signorina lo agita velocemente. Tradotto significa: “lu vogghiu, lu vogghiu, lu vogghiu…” – La signora lo muove lentamente con aria appagata e significa: “ci l’haiu, ci l’haiu, ci l’haiu…” – La vedova lo muove con fare quasi svogliato da una parte all’altra, come se avesse la mano snodata e tradotto in parole significa: “l’avia e lu persi, l’avia e lu persi, l’avia e lu persi… Questa è preistoria di palese matrice maliziosa e un po’ maschilista!