Il faro di Capo Santa Croce ad Augusta, un luogo magico, sospeso tra leggenda e storia
E’ insito nell’animo umano porsi dei perché e dove non si trovano risposte ricorrere alle leggende. Si narra che Sant’Elena, tornando da un viaggio in Terra Santa, fosse stata colta da tempesta con la sua imbarcazione e, rifugiatasi nei pressi di un isolotto lungo le coste di Augusta, essendo sfuggita alla tempesta, avesse posto sull’isolotto stesso, per ringraziare di essersi salvata, una grande croce.
Proprio in quell’isolotto fu successivamente edificato il faro che prese appunto il nome di Faro Santa Croce e la contrada che sorge nei pressi del faro si chiamò quindi Sant’Elena.
Il Faro Santa Croce sorge tra Punta Campolato e Punta Izzo, in una zona altamente rischiosa a causa del forte vento di maestrale. Fu costruito, su una pietra calcarea, nel 1856 dai Borboni; è alto 36 metri, all’interno della torre c’è una scala a chiocciola utile al raggiungimento della lanterna.
Come tutti i fari aveva ed ha una funzione di segnalatore luminoso per chi si avventura per mare, Si affaccia tra Siracusa e Catania, nel mar Ionio. Nel 1932 venne effettuato un primo restauro e fu dotato di una cisterna per raccogliere le acque piovane; ben presto venne abbandonato a causa dei bombardamenti.
Dopo la seconda guerra mondiale riprese in pieno la sua funzione fino al 1979 quando, andato in pensione l’ultimo guardiano, si portò il faro verso l’automatizzazione e, inesorabilmente, fu abbandonata anche la casa del guardiano. Nel 1995 iniziarono i lavori di restauro per rimettere in funzione la struttura.
Intorno al faro si trova una ricca vegetazione; sulla scogliera su cui sorge, si frangono le onde del mare Ionio, bellissimo e di un azzurro intenso; dal faro si gode di una vista spettacolare. Pur rimanendo nelle competenze della Marina Militare, dal 2020 il Faro Santa Croce ospita il “Grand Hotel del Faro” con annesso un ristorante bar, un terrazzo e anche un “Diving Center” con una concessione che ha la durata di 50 anni.
Ciò per valorizzare la struttura a scopi turistici ma, l’aver definito un’ampia zona balneare a uso dei clienti dell’hotel, ha scontentato un po’, come era prevedibile, i cittadini augustani abituati a frequentare quello spettacolare tratto di mare.
I fari che illuminano le nostre coste, anche se dati in concessione allo scopo di valorizzarli, non possono essere venduti e restano comunque sempre patrimonio dello stato e dei cittadini.