“Agneddu e sucu e finiu u vattiu”: storia e significato di questo antico modo di dire
Oggi non ci si stupisce se i pranzi, le cerimonie, i festeggiamenti di un evento speciale ci tengono incollati, per ore intorno a tavolate imbandite di ogni ben di Dio. Spesso i pranzi luculliani tra amici e parenti che si annunciano con la tipica frase “alla buona, ognuno porti qualcosa” si traducono immancabilmente nella maniera che ognuno porta per tutti e non ci sono interruzioni temporali perché il pranzo finisce là dove inizia la cena e ne resta per i giorni a seguire! O piuttosto si continua con lo spuntino di mezzanotte.
E quando tutto finisce, satolli, soddisfatti e gaudenti, magari abbiamo anche il coraggio di dire “agneddu e sucu e finiu u vattiu”. Che sembra quasi a voler ridimensionare la vastità delle portate perché dopo tanto spignattare e preparare, per ogni cosa arriva pur sempre la fine.
Ma dove nasce questo modo di dire? Dobbiamo fare un salto molto indietro, al tempo dei Normanni che davano grande significato al cibo. Era tradizione infatti che, per il battesimo del proprio figlio, nelle famiglie benestanti dei normanni, si desse il via a grandi pranzi, cosa che ancora oggi è usanza tra noi. Sono cambiate magari le modalità; oggi c’è tanto “modernismo”, addobbi, palloncini e tavolate finte. Ma quello che è il pranzo per il battesimo è ancora ritenuto un grande evento che deve essere sontuoso, augurale e di buon auspicio.
Tornando ai Normanni, i loro pranzi per il battesimo duravano anche giorni e più il banchetto era sontuoso, più si pensava che la vita del bimbo sarebbe stata ricca e fortunata. Allora era usanza che, al termine di quei pranzi infiniti, ci fosse sempre l’agnello al sugo che era simbolo di salute e prosperità e doveva essere cacciato e macellato proprio dal padre del bimbo o, nel caso fosse secondo o terzo genito, dal primo figlio.
E dato che l’agnello al sugo chiudeva il banchetto nacque il famoso detto “agneddu e sucu e finiu u vattiu”. Questo modo di dire nel tempo si adattò anche a situazioni diverse e magari anche con inflessioni non proprio di soddisfazione come la fine di qualcosa, con la partecipazione di tante persone, per cui si era speso tanto impegno e si era investito tanto, ma magari, malinconicamente, senza sortire appieno i risultati sperati.
Non comprendo la spiegazione del modo di dire (magari incompleta o imprecisa) ma il pomodoro venne importato dalle americhe nel XV secolo, mentre la dinastia normanna si estinse con Costanza D’Altavilla nel 1198.